SENZA CENSURA N. 32

giugno 2010

 

Et voilà, la Sarkafrique!

Il venticinquesimo vertice Francia-Africa e aggiornamenti dal Ciad

 

Sarkozy è stato di recente al centro di nuove accuse per vendita di armi e finanziamenti occulti per sostenere la campagna di Balladur negli anni ‘90; si tratta di una complessa storia di tangenti legata alla vendita di armi al Pakistan e alla strage di Karachi del 2002.

Nonostante ciò, e le gaffes del passato (“l’uomo africano non è abbastanza entrato nella storia”, aveva detto il presidente francese a Dakar, in Senegal, sollevando un coro di polemiche), la “Sarkafrique” non sembra essere stata intaccata, tanto che, a Nizza, ha dato gran mostra di sé, durante la due giorni di incontri con i rappresentanti di circa 40 paesi africani, nel Venticinquesimo vertice di Françafrique. Le riunioni tra i capi di stato si sono tenute a porte chiusissime, alla presenza solo di folte delegazioni di imprenditori.

Dei valori imperniati sulla trasparenza, sulla promozione dei diritti umani e dei diritti civili in Africa tanto invocati da Sarkozy, non ce n’è stata traccia. Nella distribuzione di lodi ed incoraggiamenti, infatti, anche questa volta il presidente francese non ha dimenticato nessuno: autori di colpi di stato militari, potentati, corrotti che danno la caccia ad avversari, intellettuali e giornalisti indipendenti; proprio per questo, a Nizza, espressioni come “elezioni rubate”, “corruzione”, “dipendenza economica” sono state bandite. Si è dunque trattato di fare affari tra vecchi e nuovi amici di Parigi, tra i quali anche i rappresentanti delle giunte militari in Guinea e Niger, paese, quest’ultimo, dove la Francia, con la sua Areva (per il 90% proprietà statale), coltiva enormi interessi rispetto all’estrazione di uranio.

Al vertice hanno partecipato anche Sudafrica e Nigeria, due paesi anglofoni, con i quali Parigi intende rinsaldare i rapporti, nell’ottica sarkoziana di instaurare nuove relazioni con le economie più forti del continente.

In occasione di questo vertice, una lunga marcia è partita da Parigi il 1 maggio con l’obiettivo di raggiungere Nizza, per chiedere la regolarizzazione di tutti i sans-papiers; un percorso lungo circa mille chilometri, con 27 tappe. Molti dei partecipanti facevano parte del Coordinamento 75, collettivo dei sans papiers di Parigi, che per due anni ha occupato la Camera del lavoro di Parigi, prima di essere cacciato, circa un anno fa, dal sindacato CGT, proprietario del posto.

Subito dopo, hanno occupato un palazzo pubblico vuoto, a nord della capitale, ribattezzato “Ministero della regolarizzazione di tutti i sans-papiers”. Come denuncia questo “ministero”, l’ingerenza neo-coloniale ha portato ad una stretta collaborazione da parte di numerosi governi africani, spesso corrotti e sostenuti da Parigi, nell’espulsione dei sans-papiers dal territorio francese.

Gli accordi bilaterali di gestione concertata dei flussi migratori (l’equivalente francese degli accordi di riammissione italiani) vengono firmati dalla Francia con i singoli paesi di provenienza degli immigrati; 4 accordi sono già entrati in vigore con il Gabon (2008), la Tunisia (2009), il Senegal e la Repubblica del Congo. Altre trattative sono in corso tra la Francia e Benin, Capo Verde, Mauritius, Burkina Faso e Camerun, per arrivare alla firma di accordi che si basano innanzitutto sulla lotta contro l’immigrazione clandestina, priorità alla quale vengono affiancate misure riguardo l’aiuto allo sviluppo e misure per favorire l’immigrazione legale, pubblicizzata dal governo come “immigrazione scelta”.

Mentre l’Italia respinge verso la Libia persone che non sono libiche, la Francia espelle dal suo territorio persone che vengono spedite in paesi diversi da quelli d’origine. Negli ultimi anni, si sono così moltiplicate le operazioni di rastrellamento nei quartieri ad alta concentrazione di immigrati e operazioni sporche come l’arresto di genitori senza documenti che stavano aspettando i loro bambini all’uscita della scuola. Questo è un punto denunciato con forza dal corteo in marcia per Nizza: far entrare la massa immigrata quando è considerata utile ai profitti, per poi espellerla quando è ritenuta “eccessiva”.

Mentre si svolgeva questo incontro, nuovi avvenimenti hanno riguardato il governo ciadiano di N’Djamena, fortemente protetto dalla Francia, in questi ultimi mesi: la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana e Ciad (Minurcat) è una missione istituita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 25 settembre 2007 per fornire una “presenza multidimensionale” di polizia; il Consiglio di Sicurezza ha prorogato e ampliato la missione di pace fino al marzo del 2009.

Questa missione è stata da più parti considerata “simbolica” ed aspramente criticata poiché del tutto incapace di proteggere la popolazione civile, tanto che il Consiglio di sicurezza ha deciso nel maggio 2010 di ritirare la missione entro la fine dell’anno, conformemente alla volontà del governo del Ciad.

Nella risoluzione 1923 adottata all’unanimità dai 15 membri, viene organizzato il ritiro in due tempi della missione, che dovrà partire entro il 31 dicembre; la componente militare della Minurcat, che conta attualmente 3.300 soldati, sarà ridotta a 2.200 uomini (1.900 in Ciad e 300 in Repubblica centrafricana) entro il 15 luglio. A partire dal 15 ottobre, le forze restanti e la componente civile della missione saranno progressivamente ritirate fino al 31 dicembre.

Questo fallimento, che può sembrare una buona notizia, ha in realtà come conseguenza che la responsabilità della “protezione dei civili” diventerà compito diretto del governo di N’Djamena. Infatti, il dittatore Idriss Deby Itno si opponeva da tempo al rinnovo del mandato della missione, ma la “sicurezza” nelle sue mani sta portando all’acuirsi della repressione delle richieste sociali (vedi gli scioperi degli insegnanti e dei lavoratori) e della guerra contro le forze ribelli del paese, e questo si andrà ad aggiungere alla situazione già critica data dalla siccità che avanza non solo in Ciad, ma in tutta la regione del Sahel nell’Africa occidentale.

Ma, mentre il ministro dell’informazione, Kedallah Younous, dichiarava che le forze di sicurezza nazionali avrebbero il pieno controllo delle aree a rischio e non avrebbero bisogno di alcun aiuto internazionale, in questi ultimi mesi le forze ribelli hanno sferrato numerosi ed importanti attacchi all’esercito di N’Djamena. Una delle infami risposte del governo, che continua a definire “mercenari” i patrioti anti-dittatoriali, è stato il bombardamento di “colonne ribelli” in transito a circa 3 chilometri dai campi per rifugiati di Goz Amir e Aradib al confine col Sudan.

La Francia si rende complice di tali abomini coprendo gli assassini politici e gli arresti degli oppositori in Ciad; essere alleati dell’imperialismo francese, la Francafrique, è di fatto garanzia di impunità. Il presidente Deby ha eretto gli assassini degli oppositori e degli intellettuali e le guerre di sterminio a modalità di governo; dopo l’assassinio nel febbraio 2008 del Dr Ibni Saleh, leader della coalizione politica CPDC, gli arresti di Mahamat Hamouda Béchir e i suoi soldati delle Forze di resistenza dell’UFR, fatti prigionieri nel maggio 2009, e di Djibrine Dassert con i suoi 20 compagni combattenti durante le lotte per la liberazione dalla dittatura di gennaio2010 (vedi il comunicato dell’ Actus su: www.senzacensura.org/public/wp/doc000005619062010.doc), è toccato a un giovane pilota, il capitano Abdelmanane Ali Kharachi, eliminato atrocemente poche settimane fa.

Gli aiuti finanziari ed i redditi del petrolio immagazzinato dal potere da 20 anni a questa parte non sono mai serviti allo sviluppo del paese. Le popolazioni sono diventate paradossalmente più povere che sotto tutti i regimi che hanno preceduto l’MPS di Déby, ultimamente impegnato a rifarsi un’immagine più accettabile in vista delle elezioni; alcune inaugurazioni di circostanza e dichiarazioni di apertura di questi ultimi mesi non sono che una campagna demagogica elettorale.

Il governo francese sa molto bene che Idriss Déby Itno non è mai stato eletto in modo “legittimo”; salito al potere con la forza il 1° dicembre del 1990, dopo aver rovesciato il dittatore Hissen Habré, del quale era stato per otto anni il braccio destro e il capo di Stato Maggiore, Déby ha organizzato diverse elezioni presidenziali che si sono rivelate ogni volta delle mascherate elettorali: come nel 1996, nel 2001 (denunciate anche dal Parlamento europeo) e nel 2006, dopo aver messo mano alla costituzione in seguito a un referendum grottesco tenuto per l’occasione.

“Ciascuno è stato avvertito e dovrà prendersi le proprie responsabilità […], il potere si conquista con le elezioni, e non in altro modo”, dichiarava Sarkozy nel febbraio 2008; ma la resistenza armata contro la dittatura è un diritto e un dovere inalienabile e l’insurrezione di un popolo contro l’oppressione, le ingiustizie, l’autodeterminazione sono diritti intangibili.

Le indipendenze delle colonie e alcune rivoluzioni popolari di trasformazione sociale in molti paesi dell’area sono stati acquisiti grazie alle insurrezioni armate. Questi stessi diritti all’insurrezione armata contro la tirannia di Dèby devono essere riconosciuti anche ai ciadiani.

Alla luce della crisi economica mondiale, l’imperialismo degli Stati Uniti e della Francia spingono ancora di più le classi dirigenti ad impegnarsi in nuove avventure militari e di occupazione in Africa; tuttavia, i lavoratori e i contadini africani continuano a lottare contro l’intervento occidentale, tentando di determinare il destino del popolo del continente in base ai propri interessi di classe.

È con lo scopo di appoggiare e diffondere l’esperienza di queste resistenze, che riceviamo e pubblichiamo due comunicati dell’Actus (Azione Ciadiana per l’Unità ed il Socialismo), un’organizzazione facente parte dell’Unione delle Forze della Resistenza (UFR), che si batte per la liberazione delle masse popolari ciadiane, sottomesse da vent’anni al potere assoluto del tiranno Deby (vedi SC 30 e 31), in merito agli avvenimenti di questi ultimi mesi in Ciad.

 

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Messaggio di solidarietà dell’ACTUS/PRPE alle forze di resistenza del FPRN, in seguito al loro vittorioso combattimento contro le truppe del dittatore Deby

 

2 maggio 2010

 

Dal 24 al 26 aprile scorso a Tissi e Tamassi (sud-est del Ciad) le fonti d’informazione riportano combattimenti di rara violenza tra i combattenti patrioti delle Forze di resistenza nazionale de FPRN (una componente di UFR) del colonnello Adoum Yacoub e le truppe governative del Generale-Presidente dittatore Deby.

Il nostro partito, ACTUS/Prpe, esprime solennemente la propria solidarietà combattente ai patrioti del FPRN. Noi rendiamo qui un grande omaggio a quelli, tra i nostri compagni, caduti con le armi in mano sul campo contro l’aggressione delle truppe governative nei territori liberati del Sud-Est.

Il falso bilancio annunciato dalla propaganda macabra di regime è di 1 morto e 8 feriti dalla parte governativa, e “105 ribelli uccisi”. La realtà è tutt’altra. In realtà, i validi patrioti del Fronte Popolare per la Resistenza Nazionale(FPRN) hanno inflitto gravi perdite alla soldatesca del tiranno Deby. Secondo i comunicati stampa del movimento apparsi oggi, un centinaio di morti e dispersi sono stati cancellati dalle liste e dai ranghi di truppe governative e tra questi quelli dei generali Sogour Mourno, Mourna Moursal, i colonnelli Garagoun, Djorou Souleymane, i comandanti aggiunti della regione militare d’Adrè, della regione militare d’Am-tinam, il direttore delle informazioni militari(B2)… dei feriti gravi tra i quali i generali:Touffa Abdoulaye,Seid Dahab e il comandante in aggiunta della regione militare di Goz-Beida.

Contrariamente agli 8 feriti annunciati dal governo, la ferita inflitta alle truppe del tiranno Deby è ben piu elevata come testimonia la dichiarazione dell’ammiraglio Christophe Prazuck, portavoce dello stato maggiore dell’esercito francese, che conferma l’evacuazione dei feriti dell’esercito del Chad in seguito soccorsi dall’esercito francese stanziato nel Chad.(RFI del 29/04/2010 da Olivier Fourt).

Ogni aiuto all’esercito del Chad, di qualsiasi natura esso sia, rinforza questa Forza che assassina il nostro popolo da 20 anni. E’ una cauzione della Francia democratica alla tirannia del generale-presidente Deby.

Nella loro foga di legittima difesa, i patrioti del FPRN hanno distrutto l’arsenale nemico: 49 Toyota con diverse armi, 28 veicoli con diverse armi, 6 veicoli VLR, 4 veicoli di trasporto truppe, 9 AML 90, 10 R.A.M, 11 postazioni di tiro terra-terra, 3 vicoli dotati di anti-aerea. Oltre a queste distruzioni, le Forze del FPRN hanno rinforzato la loro capacita difensiva recuperando le armi abbandonate dalle forze governative in seguito alla loro fuga: 8 Toyota equipaggiate terra-terra, 3 veicoli cisterna, 26 RPJ 7, 2 postazioni di tiro Milan, 3 veicoli di 23 mm.

La menzogna eretta dai mezzi di comunicazione del regime di Deby è ogni giorno messa a nudo dalle dichiarazioni contraddittorie dei membri del governo. Il dittatore Deby proclama: “il governo controlla tutto il territorio nazionale e i mercenari sono stati cacciati e si sono rifugiati in Sudan”.

Nel mentre, nell’intervista rilasciata il 30 aprile a François Djekombè, corrispondente de La Voce dell’America a N’Djamena, il ministro della difesa, il generale Kamougue, conferma l’esistenza del PC del FPRN all’interno del territorio del Chad. E ne è lui stesso stupefatto nonostante la concentrazione di truppe governative in quella zona. Per dispiacere del regime, è un fatto certo che il popolo del Chad, vittima della tirannia di Deby, sostenga le Forze di resistenza nazionale. Questo gli permette di evolversi in tutta tranquillità nel loro ambiente naturale, di esistere nei territori liberati e infine di battere le truppe governative in tutti i luoghi secondo il piano del loro stato maggiore.

Riguardo al bilancio vittorioso, è ovvio che i compagni resistenti e in aggiunta motivati dal FPRN continueranno a riportare eclatanti vittorie sul nemico col morale a terra. In effetti, numerosi soldati governativi sono coscienti di questa guerra ingiusta contro i loro fratelli. Il dittatore Deby li utilizza come carne da cannone per consolidare il suo trono.

In una sua recente dichiarazione al settimanale “Giovane Africa”, il dittatore Deby ha riaffermato la sua volontà di considerare le Forze di resistenza come dei “mercenari”, di conseguenza rifiuta ogni dialogo e li invita alla resa senza condizioni, lasciando perdere i gravi problemi istituzionali e di governo che sono stati all’origine del sollevamento popolare.

L’opinione nazionale, internazionale e soprattutto della Francia, devono riconoscere l’evidente ostinazione del dittatore Deby e il suo rifiuto a un dialogo per la pace. Lui è l’unico ostacolo alla pace nel Chad.

L’opinione internazionale deve anche riconoscere il diritto del nostro popolo alla legittima difesa di fronte alla tirannia di un regime che ha assassinato più di 31.000 chadiani in 20 anni di dittatura secondo le stime delle organizzazioni per i diritti umani. Questi crimini contro l’umanità perdurano anche grazie al sostegno incondizionato delle truppe francesi. Quest’ultime in molteplici interventi hanno sempre salvato il despota Deby da tre offensive delle Forze di resistenza nazionale che hanno fallito l’annientamento del regime. Noi ricordiamo ancora l’accerchiamento del palazzo rosa di N’Djamena da parte delle Forze di resistenza dell’Alleanza Nazionale (AN) nel febbraio 2008.

Secondo il giornale “La Croce” dell’otto febbraio 2008, l’intervento del Comando d’operazione Speciale (COS) delle forze francesi ha permesso di battere le truppe di resistenza nazionale. Durante questa manovra delle forze di resistenza nazionale, il dittatore Deby ha fatto sequestrare e in seguito uccidere il Dr Ibni Mohamed Saleh, leader della coalizione dei partiti d’opposizione democratica(CPDC). Questo crimine è ancora impunito dal governo francese che si erige a difensore dei diritti umani ma a geometria variabile.

Il nostro Partito, ACTUS/Prpe:

- rinforza la sua solidarietà combattente al FPRN

- sollecita con insistenza l’UFR e le altre forze di resistenza ad inviare rinforzi di uomini e risorse ai patrioti del FPRN. E’ una necessità più che mai urgente.

- chiede ai componenti dell’Unione delle Forze Resistenti (UFR) e alle Forze di resistenza nazionale di coordinare le loro azioni al fine di accelerare l’eliminazione del despota Deby

- lancia un appello agli ufficiali, soldati e uomini di disertare in massa dall’esercito governativo del dittatore Deby. Raggiungete i vostri fratelli delle Forze di resistenza nazionale che sono il braccio armato del popolo del Chad in lotta contro la tirannia e per la sua liberazione.

- rinnova l’esigenza di chiudere tutte le basi militari francesi nel Chad e del ritiro incondizionato delle truppe. Il loro sostegno multiforme a tutti i regimi dittatoriali impedisce al nostro popolo di scegliere liberamente i propri dirigenti, e di mettere in opera una politica di sviluppo conforme ai nostri interessi.

Insieme, voi, Forze di resistenza nazionale, amplificate e consolidate la vittoria raggiunta dal FPRN in territorio liberato.

Viva le Forze di resistenza nazionale perché viva il popolo del Chad liberato dalla tirannia del dittatore Deby!

 

Azione Chadiana per l’Unità ed il Socialismo

/Partito Rivoluzionario Popolare Ecologico

Il Segretario Generale Dr. Ley-Ngardigal Djimadoum

 

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Ciad: l’ACTUS/PRPE sostiene lo sciopero degli insegnanti

Messaggio di sostegno dell’ACTUS/PRPE al Sindacato degli insegnanti del Ciad in sciopero

 

Al Segretario generale del S.E.T., Souleymane Malato

A tutti gli insegnanti in sciopero

 

Cari compagni,

L’insieme del personale insegnante della funzione pubblica del Ciad ha deciso di scioperare a partire dal 15 febbraio 2010, aderendo all’appello del S.E.T.

Il nostro partito, ACTUS/PRPE, vi esprime tutta la sua simpatia e la sua solidarietà militante, per le vostre legittime rivendicazioni salariali e per esigere delle migliori condizioni di lavoro. Questi sono diritti intangibili.

Cari compagni, voi portate sulle spalle il pesante fardello dell’avvenire del nostro paese. In effetti, c’è bisogno di ricordare il ruolo eminentemente importante che riveste l’educazione della popolazione e in particolare della sua gioventù nello sviluppo di tutti gli stati che hanno investito nella materia grigia? In Ciad, dove il regime del dittatore Generale-Presidente governa per mezzo della coercizione, la forza delle armi e gli assassinî, esso usa e sviluppa contemporaneamente la cultura dell’oscurantismo, dell’ignoranza e dell’analfabetismo come strategia per mantenere il suo potere. Un popolo istruito ed educato scatenerà una Rivoluzione sociale, perché non accetterà mai di vivere in uno stato dittatoriale, dove gli assassinî, la sottrazione di denaro pubblico, la corruzione, i traffici di droga e moneta falsa… sono eretti a modo di governo. È in questa ottica che il despota Déby mantiene metodicamente in uno stato di incommensurabile miseria economica quelli che sono alla base della trasmissione del sapere alla gioventù. L’indebolimento fisico e materiale degli insegnanti, al quale si aggiunge l’assenza totale di supporti pedagogici adeguati e infine la miseria generalizzata delle famiglie degli allievi, hanno inevitabilmente delle ripercussioni negative sulla qualità dell’insegnamento e l’assimilazione delle conoscenze trasmesse.

Il nostro partito, ACTUS/PRPE, ha preso conoscenza dei vostri numerosi comunicati e delle pertinenti memorie trasmessi al governo e all’Assemblea Nazionale [il parlamento, N.d.T] nel novembre 2009. Nonostante ciò, il potere e il suo capo, il tiranno Déby, si sono fino ad oggi ritirati in un totale mutismo e rifiutano di tener fede ai loro impegni di soddisfare le vostre rivendicazioni.

Compagni scioperanti, siete stati fin troppo pazienti di fronte a questo disprezzo. Questo comportamento abietto del governo è confermato dall’uscita, brutale e ripugnante, della Segretaria di Stato all’alfabetizzazione, Khadjidja Hassaballah, che da una parte dichiara “illegale” lo sciopero degli insegnanti, mentre dall’altra si rallegra della “miseria generale dei funzionari pubblici, che non tocca solo gli insegnanti”.

Siamo qui di fronte ad una chiara provocazione, una messa in guardia ed una minaccia appena velata da parte di un governo dittatoriale che insiste sull’illegalità dello sciopero. Questa menzogna giustificherebbe eventuali misure repressive contro le libertà sindacali, quindi il tiranno Déby ci tiene tanto! Ricordiamo però che il S.E.T. ha comunque depositato un preavviso di sciopero per il 15 febbraio.

Il nostro partito, Action Tchadienne pour l’Unité et le Socialisme / Parti Révolutionnaire Populaire et Écologique (ACTUS/PRPE) chiama in causa:

- tutti i funzionari dei diversi settori del Servizio pubblico (Salute, Allevamento, Agricoltura, i Lavori pubblici, l’Insegnamento superiore e la Ricerca, il Turismo, le Finanze, le Imposte…)

- i lavoratori del settore privato, artigiani ed altri impiegati

- gli studenti e gli scolari

- i commercianti, operai, contadini, allevatori…affinché sostengano massicciamente il movimento di sciopero iniziato dal Sindacato degli Insegnanti del Ciad (S.E.T.).

Questa solidarietà permetterebbe di esigere dal governo la soddisfazione delle rivendicazioni immediate per tutti i lavoratori, ma anche di quelle a medio e lungo termine, che si articolerebbero attorno ai seguenti punti:

- la miseria generalizzata nella quale il governo vi mantiene, malgrado i miliardi di petroldollari accumulati dal Ciad, deve finire immediatamente

- l’aumento sostanziale di tutti i salari, delle pensioni e delle prestazioni sociali

- investimenti nell’Educazione, la Sanità, le grandi infrastrutture, l’Agricoltura, l’allevamento, l’acqua potabile, l’energia… sono possibili da subito.

È inammissibile che un pugno di individui, con alla testa il despota Déby, si accaparri questa gigantesca manna petrolifera ai danni del Popolo e dello sviluppo del Ciad.

 

Lavoratori del Ciad, Popolo del Ciad, uniamoci!

Insieme trasformeremo questo sciopero in un potente movimento di sciopero generale vittorioso, perché l’avvenire del nostro paese è ipotecato dal regime del dittatore Déby. Da 20 anni questo predatore (sostenuto e salvato da numerosi interventi dell’esercito francese, contro la volontà del popolo insorto) conduce inesorabilmente il Ciad verso il caos. Egli disprezza i lavoratori e i giovani ed ha già a suo macabro carico l’assassinio di più di 31.000 persone, secondo le stime delle Associazioni dei diritti umani.

Il Popolo in lotta per la propria esistenza vincerà!

 

Azione Chadiana

per l’Unità ed il Socialismo

/Partito Rivoluzionario Popolare Ecologico

 

Il Segretario Generale

Dr. Ley-Ngardigal Djimadoum

 



http://www.senzacensura.org/