LA 'NUOVA' RAF: DALLA CONFUSIONE POLITICA...Lettera di Helmut Pohl, prigioniero della RAF Questa è un'altra occasione di dire
la nostra. Ad ogni modo noi, una gran parte dei prigionieri della RAF,
vogliamo fare chiarezza. Se anche ci raggruppassero per alcuni mesi o per alcune settimane, il nostro tema di discussione non sarebbe la "lotta armata", ma la nostra libertà. In altre parole: non la pace con lo Stato, non la liquidazione finale della nostra storia dopo i due catastrofici ultimi anni, bensì come possiamo raggiungere, contro lo Stato, quelle forze sociali che ci dovrebbero finalmente fare uscire dalla galera - perché capiscono la situazione, la propria situazione, capiscono la prospettiva e il significato di togliere la leva di comando dalle mani della classe politica inebriata dal potere. La storia adesso è una nuova messa in scena di quella cosiddetta "iniziativa Kinkel", nella quale più nulla è reale, a meno che non la si accetti subito come paravento per inganni e disorientamenti e di queste formule come "soluzione" o "rappacificazione" come sinonimo delle istituzioni per il carcere infinito per una parte ben definita dei prigionieri. La campagna sull'"iniziativa-Kinkel" si poteva appoggiare ancora sui pochi prigionieri che vi avevano aderito, e fuori sulla "nuova" politica della RAF collegata con gli "Steinmetz" [il nome dell'infame; ndt], intanto ne possono fare a meno. E' una pura invenzione del Verfassungsschutz [servizi segreti], dei media e dei politici. Non hanno più bisogno di nessuno per le nostre "richieste". Messa così è lo sviluppo conseguente dell'assunzione del progetto su di noi prigionieri da parte dello Stato per mezzo dell' "iniziativa -Kinkel" e dei suoi simili. Adesso veniamo a sapere, fenomenale per
noi, che questa invenzione (perché tanto questo "incontro"
non si realizzerebbe mai) ha scatenato discussioni persino all'interno
dei settori sociali istituzionali, che già da anni non si occupavano
più dei prigionieri, perché per loro la questione dei prigionieri
era da tempo ormai sistemata. Non ci sarà per noi una riedizione
dell' "iniziativa-Kinkel", non importa in quale variante riproposta.
E se anche ci sarà, allora sarà sicuramente contro di noi. Se riflettete un po' capirete facilmente
che questa volta non ci caschiamo. In ogni caso, un buon anno prima di quando
è saltata fuori e che ci siamo scontrati con incomprensioni. Poi
c'è stato Kinkel, e poi la "cesura" è partita,
ma all'indietro. Lo volevamo come nostro specifico contributo di prigionieri al processo di chiarificazione per una nuova ricomposizione di una politica di sovvertimento che oggi potrebbe coinvolgere non solo la sinistra radicale e la vecchia sinistra. Sapevamo di avere uno spazio temporale molto ristretto nel passaggio verso il sovvertimento, con le conseguenze che ne sarebbero derivate: avrebbero preso il via tante nuove lotte di sopravvivenza, scontri nei rapporti sociali distruttivi, distruzione nella realtà politica globale, che avrebbero soffocato le possibilità politiche e che allora sarebbe stato troppo tardi anche per una soluzione del problema di noi prigionieri, perché poi lo Stato, nella sua crisi, ci avrebbe presi come oggetto dimostrativo per l'affermazione e per l'imposizione di pretese di potere e di esecuzione di potere, piuttosto che liberarci. Era il tentativo - su un tema di certo non trascurabile, dopo tutto lo scontro RAF-Stato ha interessato la società per più di 20 anni - dell'iniziale radicamento di un percorso fondamentale nei processi politici, contro la prevedibile caoticizzazione e brutalizzazione dell'esplosione delle contraddizioni in ogni ambito con la tendenza tutti contro tutti. Tutto questo non era immaginabile 3 o 4
anni fa. Non la fascistizzazione, non il razzismo, non la rottura sociale,
niente. Tutti erano così contenti che si affacciasse il "nuovo
ordine mondiale". Se oggi siamo arrivati al punto (come con questa invenzione dello Staatsschutz di un breve raggruppamento) che credono di poter intascare i frutti degli ultimi due anni e di puntare addosso ad ognuno la pistola e chiedergli una dichiarazione sulla "lotta armata", allora posso anche rispondere subito: quella dichiarazione politica, che ho portato avanti negli ultimi anni, oggi non la faccio più. Oggi non è neppure più una dichiarazione politica. La possibilità che era insita nella cesura, oggi dovrebbe essere passata. L'azione armata e la militanza avrà luogo nei diversi scontri politici e sociali, indipendentemente da quanto dice la RAF o i prigionieri. E questo lo potrò dimostrare in seguito. Per questo: al diavolo che "abiuro" la lotta armata. [da un dossier sull'assassinio di Wolfgang Grams] Agosto '93 Helmut Pohl |