SENZA CENSURA N.12

NOVEMBRE 2003

 

50 anni di crimini e impunità: l’aggressione continua

 

Ospitiamo volentieri l’introduzione fatta dal Collettivo RI/BELLE della Panetteria Occupata a una mostra realizzata sull'America Latina.

 

Strategia della sicurezza nazionale statunitense e guerra al terrorismo internazionale. Ecco i nuovi termini della propaganda del sistema capitalista mondiale. Sotto la copertura ideologica della “lotta al terrorismo” vengono nascosti i veri obiettivi di questa guerra “infinita”.

Il fine degli Stati Uniti non è certo quello di rispondere all’”emergenza terrorismo”, che, al contrario, è un utile strumento per consentire l’ingresso nell’ultima fase della globalizzazione americana, ma cercare una via d’uscita dalla generale crisi economica e politica attraverso il saccheggio di materie prime, come il petrolio o il gas (o, più chiaramente, ritengono che la guerra sia la moneta della valorizzazione del loro capitale, la nuova centralità economica programmabile nel già ordinato sistema mondiale), per giungere ad una guerra planetaria dove chi vince non estende semplicemente il proprio potere di controllo geopolitico, ma ottiene l’incontrastato dominio mondiale. Gli Stati Uniti perseguono questo scopo sia aggredendo quei paesi non ancora totalmente asserviti al sistema capitalista, come la Somalia ed il Kossovo, l’Afghanistan e l’Iraq, sia all’interno dei paesi imperialisti, restringendo le libertà, i diritti e le conquiste delle classi lavoratrici.

Un doppio fronte, dunque; uno esterno, dove vengono scatenate guerre contro paesi che si trovano in zone strategiche secondo le nuove mappe di dominio del mondo ed uno interno, consistente nel sempre maggior sfruttamento dei proletari, nonchè nella repressione di qualsiasi alternativa al pensiero unico del capitale e del libero mercato.

La storia degli Stati Uniti è costellata di aggressioni contro quelle popolazioni, a partire dai paesi del Sud America, che non accettavano e non accettano passivamente di sottomettersi culturalmente ed economicamente. La stessa fondazione degli Stati Uniti (4 Luglio 1776) è il risultato di un vero e proprio genocidio dei popoli nativi, realizzato impiegando molti di quei mezzi di offesa che oggi vengono ipocritamente condannati da tutta la comunità internazionale. Pensiamo solo agli stermini di massa, alla creazione di campi di concentramento, le riserve indiane dove gli indigeni venivano deportati e costretti a nutrirsi con derrate alimentari avariate, o alla guerra batteriologica con cui si importavano e si diffondevano, attraverso la distribuzione di coperte infette, malattie mortali, come il vaiolo, il tetano, il tracoma, il tifo, la lebbra, la febbre gialla, oltre a svariate malattie polmonari, intestinali e veneree.

I paesi sudamericani sono stati oggetto di rapina dal momento della cosiddetta “scoperta”. Per reperire nuove materie prime e nuovi mercati l’Inghilterra nelle 13 colonie più a nord, la Spagna e il Portogallo a sud hanno sistematicamente invaso e saccheggiato il territorio, sterminato e sottomesso le popolazioni autoctone. Ma fu, però, verso la metà dell’Ottocento che la maturazione del capitalismo portò ad una ripresa potenziata del colonialismo nel quadro di una spartizione globale del mondo tra le grandi potenze. E’ in questo contesto che nel 1831 gli Stati Uniti invadono le coste argentine per impadronirsi delle Malvinas. Questa è una delle prime aggressioni di una serie che ancora oggi caratterizza il nostro presente.

Per mantenere il loro predominio gli Stati Uniti si sono sempre arrogati il diritto di intervenire nei Paesi latino-americani sia utilizzando la forza delle armi sia imponendo governi totalmente asserviti. Gli interventi statunitensi sono stati legittimati dal pretesto di dover difendere i diritti umani, ristabilire la democrazia, ma si sono sempre caratterizzati per la feroce brutalità e l’imposizione di dittature militari. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, i colpi di stato in Brasile (1964) e in Cile (1973) che hanno abbattuto governi democraticamente eletti, le invasioni militari a Grenada (1973) e a Panama (1989), l’intervento armato nella Repubblica Dominicana (1975), le cosiddette “guerre a bassa intensità” contro Nicaragua e Salvador durante gli anni ‘80.

E anche oggi che gli Stati Uniti hanno bisogno di aggredire l’Iraq, tentano di legittimare il loro intervento tramite argomenti pretestuosi, come il presunto possesso iracheno di arsenali bellici. Ma nessuno può dimenticare che in tutta la storia del genere umano sono state sganciate due bombe atomiche: dagli Stati Uniti sulla popolazione civile di Nagasaki ed Hiroshima durante la II Guerra Mondiale. E sono sempre stati gli Stati Uniti ad utilizzare l’uranio esausto contro i civili nel Golfo Persico (1991) e in Jugoslavia (1999), nonchè ad armare il governo israeliano, sostenendo, di fatto, l’occupazione militare dei territori palestinesi e il massacro criminale di un intero popolo.

Il Sud America non è stato solo saccheggiato, ma è stato trasformato in un immenso bacino di manodopera a basso costo e in un mercato di consumo dove gli investimenti industriali hanno procurato profitto esclusivamente agli investitori, e in tempi più recenti è stato anche adibito a discarica per i rifiuti tossici prodotti in Occidente. E questa politica di palese sfruttamento dell’America Latina venne esplicitata molto chiaramente dal Consigliere Kissinger quando affermò che “l’esperimento di sinistra di Salvador Allende era destinato a fallire in quanto l’America Latina doveva essere considerata come il cortile di casa degli Stati Uniti”.

Ma i popoli sudamericani tentarono spesso di reagire alle politiche imperialiste statunitensi. Molte sono state le rivolte popolari (1918 Messico, 1954 Guatemala, 1959 Cuba…) e spesso le libere elezioni consentirono l’avvento di governi democratici che si proponevano di utilizzare le risorse del paese per creare una ricchezza nazionale autonoma e una distribuzione più equa dei profitti (1970 Cile, 1981 Nicaragua…). Ma ogni volta che governi non asserviti agli Stati Uniti giunsero alla guida di un paese, vennero sistematicamente combattuti e boicottati tramite azioni di terrorismo e di “guerra a bassa intensità”.

Anche l’Europa è complice di queste strategie di aggressione. Pensiamo alla nascita ed ai successivi allargamenti dell’Organizzazione del patto del Nord Atlantico (NATO) che hanno consentito agli Stati Uniti di procurarsi alleanze sempre più flessibili, funzionali al mantenimento della cosiddetta “guerra preventiva”, prima praticata come guerra a “bassa intensità” e, dopo il crollo dell’URSS, come politica espansionistica. O, ancora, pensiamo ai finanziamenti europei a vantaggio del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM), organismi di supervisione economica di matrice coloniale, totalmente ispirati dal modello neoliberale dell’economia mondiale. Ricordiamo che nel 1982, quando il Messico dichiarò di non poter più pagare i suoi debiti, il FMI intervenne per salvare le banche creditrici. In cambio dell’aiuto, il Messico fu però costretto ad attuare una serie di riforme che trasformarono il ripagamento del debito nell’obiettivo primario del paese. Nacquero così i Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS) secondo i quali per poter ripagare il debito bisogna guadagnare molto e spendere poco. In particolare, è necessario: ridurre la spesa pubblica attraverso i tagli allo stato sociale e le privatizzazioni; supportare l’esportazione di prodotti e materie prime, svalutando la moneta, sostituendo le colture di sussistenza con produzioni agricole destinate al business agroalimentare mondiale e sfruttando le risorse naturali; eliminare i limiti al libero movimento di capitali; ridurre i dazi e le barriere al libero flusso di prodotti e servizi in modo da aprire i mercati locali alle multinazionali straniere. Queste politiche economiche, che vengono attualmente finanziate e controllate anche dall’Europa, Italia compresa, non fanno altro che determinare effetti totalmente deleteri all’interno dei paesi cosiddetti “bisognosi”, dove, a seguito di questi interventi di fasulla assistenza finanziaria sono stati registrati aumenti di povertà, diminuzione delle spese sociali pro-capite con coseguente aumento della mortalità infantile (ogni minuto muore un bambino per fame o per malattia), diminuzione del livello scolare (oggi vi sono 100 milioni di analfabeti), aumento della disoccupazione (su 280 milioni di latinoamericani 50 milioni sono disoccupati o sottoccupati). Inoltre, i tre principali mercati dell’America Latina, Argentina, Brasile e Messico, benchè siano molto più  popolati di qualsiasi paese europeo, non riescono ad eguagliare, complessivamente, la capacità di consumo di Francia e Germania occidentale.

E proprio in questo periodo ci troviamo, ancora una volta, di fronte all’ennesima missione di conquista della superpotenza americana.

Per estendere il dominio yankee sul globo e per accaparrarsi nuove risorse energetiche, gli USA hanno barbaramente massacrato il popolo iracheno, che, ricordiamo, è già stremato da 12 anni di embargo commerciale.

Gli Stati Uniti hanno tentato di creare un largo consenso a questa guerra uniformando l’opinione pubblica mondiale grazie alle montature dei media e alla disinformazione dei servizi segreti che, di volta in volta, additavano i nemici: dapprima Bin Laden e i talebani, poi Saddam e le sue presunte armi. L’obiettivo era colpire al cuore gli occidentali scatenando le paure legate all’insicurezza sociale per spingerli ad accettare le scelte di questa guerra.

Ma attenzione, perchè le guerre del capitalismo non sono solo sganciare bombe e missili, ma anche indebolire ogni forma di opposizione sociale ed alienare le nostre menti al fine di annientarci come individui critici e trasformarci in automi obbedienti al “produci, consuma e crepa”.

Noi diciamo no a questa guerra imperialista, ma non ci accontentiamo di subire una pace fatta di ingiustizia sociale e repressione. E dire no a questa guerra significa lottare quotidianamente contro tutto ciò che la genera, fare guerra alla nostra “pace”, rivendicare il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione, ad una vita degna di essere vissuta.

Per fermare la guerra non sono sufficienti le ampie e pacifiche manifestazioni che in questo periodo colorano le nostre città. Questa è solo un’illusione il cui unico effetto, lungi dal fermare la macchina bellica, è quello di rendere impotenti i movimenti e di lavare la coscienza senza incidere efficacemente sull’estirpazione delle reali cause della guerra.

Gli Usa si ritirarono dal Vietnam per i fucili dei Vietcong e non per le rose nei cannoni!

Come Collettivo Ri-Belle abbiamo deciso di realizzare questa mostra per ripercorrere la serie abominevole di aggressioni imperialiste statunitensi verso l’America Latina: aggressioni militari, “guerre a bassa intensità”, imposizione di dittature militari, embarghi commerciali, interventi economici volti a strozzare le economie nazionali; tutte strategie finalizzate a mantenere il Sud America in uno stato permanente di subordinazione e sfruttamento.

Le aggressioni armate, le politiche economiche interessate, le ideologie volte a mascherare la vera realtà dei fatti, sono gli strumenti di cui gli USA si sono serviti per assoggettare l’America Latina e che oggi ripropongono per aggredire il Medio Oriente, come mostrano i recenti sviluppi della strategia del capitale. La Dottrina Monroe in base a cui gli Stati Uniti stabilirono che l’America Latina fosse di loro proprietà, l’anticomunismo americano, tuttora praticato, che non fa altro che perfezionare e “democratizzare” quanto fascismo e nazismo già dichiaravano, non sono forse legati alla nuova strategia in materia di sicurezza nazionale presentata quest’anno dall’Amministrazione Bush? In essa si giustifica l’uso della forza contro Paesi ed organizzazioni “ostili” e si afferma di voler chiudere definitivamente il capitolo guerra fredda. Il passaggio è piuttosto chiaro: non essendoci più l’Unione Sovietica, il motivo ideologico per aggredire i Paesi cosiddetti “ostili” non è essere comunisti, ma essere terreno di coltura del terrorismo internazionale, contro cui, promette Bush, verranno usati tutti i mezzi necessari.

Ci troviamo di fronte all’evidente tentativo statunitense di estendere la loro supremazia militare e, quindi, economico-politica, dissuadendo qualsiasi potenziale avversario da un’improbabile competizione, dalle aree da più tempo soggette al dominio USA, come l’America Latina, al globo intero. Dall’America Latina al Medio Oriente, gli Stati Uniti continuano ad invadere, massacrare, distruggere ed imporre governi tanto incapaci quanto collaborazionisti, come se ora il loro “cortile di casa” dovesse essere il mondo intero.

1831-2003: l’aggressione continua!

 

Settembre 2003

Collettivo Ri-Belle

[ri.belle@libero.it]

 

 

Controrivoluzione in Colombia

Plan Colombia: solo mercenari o intervento militare diretto degli USA?

 

Dei soldi stanziati ufficialmente per il Plan Colombia nel 2002, 150 milioni di dollari -quasi la metà- sono stati utilizzati per pagare mercenari statunitensi.

E’ da tempo risaputo che la guerra di bassa intensità, imposta dagli USA al popolo colombiano, vede la presenza di mercenari al soldo del Pentagono e del complesso militare industriale nordamericano.

Con l’imposizione e l’implementazione del Plan Colombia, il ricorso a mercenari latinoamericani, europei, israeliani e soprattutto yankee è aumentato proporzionalmente all’escalation della guerra sporca contro le organizzazioni popolari e sociali colombiane.

Il tentativo da parte di Washington e dei governi colombiani di turno, ultimo in ordine di tempo ma primo per ispirazione guerrafondaia quello di Uribe Vélez, di presentare come “assistenza tecnica” alle Forze Armate colombiane quello che è un vero e proprio intervento militare diretto degli USA in Colombia, è passato e passa per l’impiego di effettivi statunitensi presentati come “assessori e specialisti” militari, non più alle dipendenze dall’apparato armato istituzionale nordamericano ed assunti ad hoc dalle multinazionali dell’industria bellica.

Queste ultime sono definite dai media colombiani di regime, sempre pronti ad usare eufemismi e metafore fumogene, come “imprese private che assoldano militari in pensione ed ex-agenti della CIA e del FBI, affinché questi operino nelle guerre più complesse del mondo per conto di Washington”.

Il silenzio e la blindatura informativa su tale questione hanno subito una breccia quando, nel febbraio del 2003, un aereo con a bordo 4 agenti della CIA (ed un ufficiale colombiano) è stato abbattuto dalle FARC-EP, che ne hanno poi catturati 3.

Nonostante i portavoce della Casa Bianca e del Palacio de Nariño si siano affrettati a presentarli come “tecnici” assunti nell’ambito della cosiddetta “lotta alla droga”, tale fatto ha contribuito a spingere il Congresso degli Stati Uniti ad esigere dal Dipartimento di Stato di presentare - per la prima volta - un rapporto semestrale sulle attività delle imprese, gli importi che ricevono per il loro lavoro, i piani esistenti per trasferire le loro funzioni in Colombia ed i rischi che il “personale impiegato” deve affrontare.

Tenendo presente che i dati ufficiali di questo primo rapporto sono solo lo specchio di ciò che Washington ritiene di potere e dovere render pubblico (sicuramente per difetto), si deduce che:

- le compagnie che nel corso dell’anno passato hanno prestato servizio in Colombia sono 17.

- le loro attività vanno dal montare radar e addestrare piloti fino a monitorare le dense selve colombiane.

- alcune di queste imprese, come la Lockheed-Martin, si sono aggiudicate otto differenti contratti;

- nella maggior parte dei casi, ci vorranno diversi anni prima che il paese riesca ad assimilare le loro attività;

- almeno 300 militari statunitensi sono entrati ed usciti dal paese nel corso dell’anno.

La già menzionata Lockheed-Martin, così come ad esempio la Dyncorp, è stata ed è coinvolta nei conflitti nei Balcani, in Iraq ed in Afghanistan.  Altre sorvolano spazi aerei sensibili, quali i confini marittimi tra Corea del Nord, Taiwan e Giappone.

Ci sono inoltre imprese, come il Gruppo Rendon, che a un costo di 2,4 milioni di dollari si occupano di sviluppare e rendere effettiva la strategia delle comunicazioni del Ministero della Difesa colombiano.

                                               

Mezzo Plan Colombia

Sebbene ci siano dati della loro presenza in Colombia fin dagli anni ottanta, il numero dei “contratistas” ha iniziato ad aumentare intorno alla metà degli anni ’90, quando gli Stati Uniti decisero d’investire grandi quantità di dollari “per combattere il narcotraffico”.

Con la nascita del Plan Colombia, nel 2000, il numero dei mercenari di Stato si è espanso drammaticamente. Solo lo scorso anno queste compagnie hanno ricevuto più di 150 milioni di dollari in pagamento per operazioni nel paese. Ciò significa che è finito nelle loro mani quasi il 50% dei 370 milioni che gli USA hanno stanziato ufficialmente in Colombia nel 2002 per finanziare operazioni militari e politiche.

Tuttavia, la stragrande parte di queste manovre e dinamiche non è di dominio pubblico. Dietro il paravento della scusa secondo cui si tratterebbe di un affare di sicurezza nazionale, il rapporto non dice, ad esempio, che cosa facciano i mercenari che lavorano direttamente per il Pentagono, il quale annualmente investe nel paese oltre 100 milioni di dollari.

 

I contratti in Colombia

Quelle che seguono sono le imprese alle quali il Dipartimento di Stato USA ha appaltato lavori logistici ed operativi, in materia militare e di polizia, in Colombia:

 

Lokheed-Martin

1) Appoggio logistico alle operazioni di 4 aerei C-130B e C-130H, per trasporto di truppe. 4 mercernari addestrano e assistono il personale delle Forze Aeree Colombiane (FAC). Costo: 4.216.748 dollari. Operano a Bogotá. Non è previsto un trasferimento delle loro funzioni ai colombiani, per lo meno fino al 2008.

2) Personale per mantenere ed appoggiare la flotta di elicotteri Black Hawk, consegnati alla polizia. 6 mercenari, inizialmente di stanza nella Base Aerea di Guaymaral. Costo: 2.128.663 dollari. Non è previsto il trasferimento del programma perché la polizia non ha né la capacità tecnica né economica di mantenerne gli apparati.

3) Personale per il mantenimento e la logistica degli aerei del Servizio Aereo della Polizia. 150 mercenari. Costo: 3.133.431 dollari. E’ stato avviato l’addestramento di effettivi colombiani affinché possano sostituire gli statunitensi, anche se il trasferimento del programma non è previsto a breve termine.

4) Istruttori per addestrare piloti dell’Esercito alla guida di elicotteri UH-60 Black Hawks. 6 mercenari, nella base di Tolemaida. Costo: 813.000 dollari. Nonostante il lavoro si sia già concluso, non ci sono istruttori colombiani in grado di realizzare l’addestramento in futuro.

5) Istruttori per addestrare piloti dell’Esercito alla guida di elicotteri UH-2H Huey in missione di combattimento. 6 mercenari, nella base di Tolemaida. Costo: 3.600.000 dollari.

6) Istruttori per l’addestramento di una Squadra di Assistenza Tecnica, avente il compito di monitorare i programmi di addestramento dei piloti degli elicotteri Black Hawks e Huey. 2 mercenari, nella base di Tolemaida. Costo: 1.700.000 dollari.

7) Istallare e mantenere simulatori di volo tipo 2b24 UH-1H e un Sistema di Addestramento di Volo Sintetico (SFTS) che serva per l’addestramento di piloti di elicotteri Huey 1 e 2. Programma avviato nel marzo di quest’anno. Nel 2004 verrà installato un altro simulatore per gli Hueys 2. Entrambi a Melgar. Devono servire per ridurre al minimo i rischi dei sorvoli in zone montagnose. 2 mercenari in pianta stabile per il mantenimento più 12 per l’installazione. Costo: 7.500.000 dollari.

8) Installazione di sistemi per la protezione delle squadre adibite a scoprire infiltrati, a Villa Garzón e a Guaymaral. 25 mercenari. Costo: 3.525.077 dollari. Fine dell’operazione prevista per luglio, richiede però un mantenimento futuro.

 

DynCorp Aerospace

Technologies, Inc

1) Piloti e personale tecnico e di mantenimento per appoggiare la Brigata Antinarcotici dell’Esercito e il programma di eradicazione della Polizia. Utilizzano elicotteri Black Hawks e Huey 2 donati dagli Stati Uniti. Costo: 79.200.000 dollari. Si addestrano piloti e tecnici colombiani, ma non è previsto un trasferimento di questo programma se non tra “diversi anni”. Rischio “significativo” dal momento che operano in zone di conflitto.

2) Addestrare piloti dell’Esercito nell’uso di visori notturni per missioni su elicotteri Black Hawk. Il lavoro è già stato portato a termine e attualmente portano avanti il programma istruttori colombiani addestrati nel forte di Ruker, Alabama. 6 mercenari a Tolemaida. Costo: 1.292.000 dollari.

 

DynCorp Aerospace Operations, Ltda.

1) Consulenti per il programma d’addestramento di cani anti-droga, specialisti in combustibili, contabili, segretarie, autisti e molti altri che prestano servizio nell’Esercito, nel programma di eradicazione della Polizia, nell’Inpec (Istituto Nazionale Penitenziario Colombiano) e nella sezione narcotici dell’ambasciata statunitense. Costo: 4.875.017 dollari. Non è previsto un trasferimento del programma.

 

Arinc, Inc.

1) Manutenzione ed appoggio logistico per l’aereo C-26 della Polizia e per squadre d’intelligence associate all’aereo. Costo: 1.146.826 dollari. Per il momento non si può trasferire.

2) Piloti e personale di terra. Addestramento ed appoggio logistico per l’intercettazione dei voli dei narcotrafficanti. Costo: 3.557.929 dollari. Nonostante siano sulla linea del fuoco, il rischio è considerato basso perché hanno il divieto di volare in missioni di combattimento con l’aereo C-560. Le missioni aeree e di terra, così come la manutenzione di aeronavi e l’addestramento dei piloti, potrebbero essere trasferiti in Colombia. Il trasferimento dell’ultima di queste operazioni potrebbe richiedere due anni. I “tecnici” USA dovranno in ogni caso esser presenti nel paese, dal momento che gli aerei continuano ad essere di proprietà degli Stati Uniti. Per ciò che riguarda l’addestramento di base delle aeronavi, non c’è modo di trasferire il programma alle FAC (Forze Aeree Colombiane) poiché è necessario che i piloti partecipino a corsi di sicurezza aerea fatti con l’uso di simulatori di volo.

3) Costruire sistemi per l’approvvigionamento di benzina in sei piste di atterraggio della polizia. Costo: 1.549.309 dollari. Rischio basso, anche se in zone pericolose. E’ finito a luglio, ma necessita di futura manutenzione (da parte del Dipartimento della Difesa).

 

TRW

1) Acquisire, installare, integrare, sperimentare, documentare e appoggiare un sistema radar per l’elaborazione d’informazioni e un sistema di comunicazioni. Servizi speciali anti-droga e contro-insorgenti. Costo: 4.300.000 dollari. Manca un programma di transizione affinché le FAC ne assumano la manutenzione e le operazioni.

 

Matcom

1) Coordina attività tra le Forze Aeree degli Stati Uniti e quelle della Colombia. In particolar modo missioni d’intelligence con fini anti-droga. 1 mercenario, che vive in modo stabile in Colombia. Costo: 120.000 dollari.

 

Cambridge Communications

1) Muove radar e squadre da Leticia alla base di Trés Esquinas. Costo: 450.000 dollari.

 

Virginia Electronic Sistem, Inc. (VES)

1) Formare squadre su gommoni dell’Armata che pattuglino i fiumi. Costo: 150.000 dollari. Rischio alto, poiché le operazioni si compiono nella selva.

 

Air Park Sales and Service, Inc. (APSS)

1) Addestrare ed installare squadre di comunicazione per aerei dell’Armata. Dare assistenza tecnica all’aereo Shweizer SA 2-37B. Costo: 1.100.000 dollari. Cartagena, Bogotá, Apiay. Il programma è terminato a luglio.

 

Integrated AeroSystem, Inc.

1) Addestrare le FAC nell’uso dell’aereo Schweizer SA 2-37B e di un aereo con sistema di soppressione del suono in volo (LANAS). Apiay, Barranquilla, Cali. Costo: 560.000 dollari.

2) Fornire ricambi e componenti del LANAS. Costo: 50.000 dollari.

3) Addestramento di piloti delle FAC per la manutenzione di aerei AC-47. Costo: 35.000 dollari. Apiay. Ne è prevista la fine a metà anno.

 

ARINC Engineering Services, LLC

1) Potenziare sei aerei 0-47 delle FAC in modo da convertirli in aerei AC-47T. Installazione di visori notturni e sensori ottici. Stesso lavoro sugli aerei A-37. Costo: 11 milioni di dollari. Operano a Barranquilla.

 

Northrop Grumman California Microwave Systems

1) Utilizzano un sistema aereo per raccogliere Immagini d’intelligence (IMINT) e Comunicazioni d’intelligence (COMINT). In altre parole, scattano fotografie aeree in zone di conflitto e di narcotraffico ed intercettano comunicazioni. Le informazioni sono trasferite al Sistema di Riconoscimento del Comando Sud (del Pentagono), che serve da piattaforma e che a sua volta passa le informazioni alle autorità colombiane. L’impresa fornisce aerei, manutenzione, squadre e piloti. Il rischio, come è stato dimostrato dalla caduta del piccolo aereo con quattro statunitensi e un colombiano in territorio controllato dalle FARC, è considerato alto. In seguito all’accaduto, i piloti che prendono parte al programma ricevono corsi di sopravvivenza nella selva e di “antiterrorismo”. Costo: 8.600.000 dollari. Non ci sono piani che prevedano il trasferimento di questa attività.

 

Alion, LLC

1) Consulenti che si incarichino di migliorare la capacità dello stato colombiano per raccogliere ed elaborare informazioni d’intelligence. Costo: 20.000 dollari. Risiedono a Bogotá.

 

Gruppo Rendon

1) Fornisce consulenza al Ministero della Difesa per dirigere e sviluppare la sua strategia di comunicazione. Produce documenti che servono come base concettuale ad Esercito e Polizia per comprendere e spiegare il Plan Colombia. Costo: 2.400.000 dollari. Bogotá.

 

ACS Defense

1) Dispensa appoggio logistico e consulenza al personale statunitense dell’Ambasciata che prende parte al Plan Colombia. Costo: 517.035 dollari. Bogotá.

2) Appoggio logistico a un funzionario di alto livello del governo degli Stati Uniti impegnato nel Plan Colombia. Costo. 237.810 dollari. Bogotá

3) Appoggio logistico e consulenza al personale dell’ambasciata. Costo: 196.000 dollari.

 

Science International Corp. (SAIC)

1) Analisi d’immagini d’intelligence, legate alla sicurezza dell’ambasciata e del suo personale. Costo: 255.335 dollari.

 

Man Tech

1) Coordina/controlla le informazioni raccolte da diverse agenzie coinvolte nel Plan Colombia, e le fa circolare per rilasciare informazioni in tempo reale alle autorità. Fornisce (addestra ed usa) squadre per intercettare comunicazioni e raccogliere immagini. Si concentra sul lavoro della DEA. Costo: 2.146.692 dollari. Sono presenti nel paese dal 1990.

 

In conclusione…

Si registra, troppo spesso, una tendenza a collocare l’ingerenza politico-militare statunitense nel conflitto sociale ed armato colombiano all’interno di un quadro in cui i mercenari locali (i paramilitari) e quelli stranieri sarebbero unicamente assoldati dalle diverse espressioni del settore privato e dipendenti dalle stesse. Tale lettura del fenomeno non coglie appieno le diverse implicazioni, caratteristiche e prospettive di un intervento militare, quello USA in Colombia, che è diretto e permanente e che, pur agendo sull’asse “complesso militare industriale-multinazionali della guerra”, non è estraneo né diverso rispetto al centro di comando istituzionale nordamericano, Casa Bianca e Washington su tutti.

Nel gioco delle parti, i cosiddetti mercenari coincidono nella realtà (anche se ufficialmente vengono differenziati) con agenti della CIA, della DEA, del FBI e via discorrendo, tutti presentati sotto mentite spoglie.

E se, come i dati dimostrano, i mercenari gringos stanno all’intervento USA nel paese andino come i paramilitari stanno al terrorismo dello Stato colombiano contro la popolazione civile, chi afferma che il suddetto intervento militare potrebbe avvicinarsi ha il passo lento e caduco nel comprendere la natura della politica a stelle e strisce in Colombia.

Come insegna oltre mezzo secolo di storia di guerre di bassa intensità, non è necessario che i media internazionali suonino le trombe di un’invasione spettacolare e giornalisticamente mercificabile per poter dire che essa sta iniziando a darsi.

In Colombia, la presenza di migliaia di militari, assessori, tecnici, addestratori ed agenti segreti provenienti dal nord, ancorché sotto mentite spoglie, ne è la dimostrazione coerente e lampante.

Nella diversificazione delle tattiche e dei tempi di gestione di tale aggressione, quella che il narcoterrorista Uribe Vélez definisce come “Fase II” del Plan Colombia non rappresenta nient’altro che l’escalation esponenziale della presenza militare USA, che combina effettivi nordamericani presentati come tali (gli oltre 200 marines che stanno blindando, con scarso successo, l’oleodotto Caño Limón-Coveñas nel dipartimento di Arauca, per esempio), con effettivi presentati come “dipendenti” del settore privato.

L’invasione USA in Colombia, dunque, non è una lontana e remota possibilità, e non è nemmeno un’eventualità più o meno prossima. E’ una realtà che, pur nel tentativo di negare la sua vera natura e di minimizzarne la portata, diluendone i tempi e la spettacolarizzazione mediatica, è cominciata.

L’allerta lanciata a più riprese negli ultimi anni e mesi dal movimento popolare e da quello insorgente colombiani, e dai settori che in tutto il mondo appoggiano la loro resistenza, è oggi più attuale ed urgente che mai.

 

Associazione nazionale

Nuova Colombia

[nuovacolombia@yahoo.it]



http://www.senzacensura.org/