SENZA CENSURA N.14

GIUGNO 2004

 

In un carcere italiano

Come dobbiamo fare per vivere e non morire ‘sotto tortura’?

 

Il motivo per cui ci troviamo in carcere è dovuto all’accusa di appartenere ad un gruppo di “terroristi mussulmani”, che avrebbe operato in Italia, collegato addirittura con Bin Laden e Al Quaeda.
Ma a questo proposito vogliamo far sapere che, secondo noi, il terrorismo islamico in Italia non esiste e ciò è dimostrato dal fatto che, malgrado la scandalosa campagna denigratoria fatta ai danni degli arabi da giornali e televisioni, e i numerosi arresti, non è mai successo nulla. La cosa che teniamo a sottolineare è quella che, dopo essere stati inizialmente e ingiustamente accusati di terrorismo in seguito, non avendo riscontrato nulla a nostro carico, siamo stati condannati solo per gli articoli 81/416/110/648 che nulla hanno a che vedere con il terrorismo. Per questo primo motivo già siamo stati giudicati e condannati da tribunali militari tunisini, in contumacia e senza alcuna possibilità di difesa per noi che sino alla conclusione del processo non ne eravamo neppure a conoscenza.
Quindi se il governo italiano o le autorità preposte dovessero decidere per la nostra estradizione, teniamo a sottolineare che, in Tunisia, per noi ci sarebbe una inimmaginabile sequenza di torture con il finale della nostra morte. La sorte, infatti, degli oppositori politici del governo tunisino è notoriamente rimessa all’arbitrio dell’autorità militare che risponde unicamente ad esigenze ed interessi del potere politico e ciò in piena inosservanza delle regole democratiche vigenti nei paesi europei ed in Italia.
La Tunisia è, sotto gli occhi di tutti, un regime che non ammette oppositori e che, pur di garantirsi il potere, viola i diritti umani, civili e politici propri dei cittadini.
È notizia nota, per essere stata pubblicata, tra gli altri, su Il Manifesto in data 15.12.02, l’aggressione subita da un ex giudice, Sig. MOKHTAR YAHYAOUI, per aver reclamato l’indipendenza della giurisdizione; lo stesso trattamento veniva riservato al suo avvocato SAIDA AKREMI BHIRI. Per cui appare superfluo ribadire la fine che naturalmente faremmo noi se venissimo espulsi dall’Italia e portati in Tunisia.
Da tanto tempo, avevamo inviato istanze a molti centri politici,questure di vari paesi, ad Amnesty International, senza avere mai nessuna risposta che ci dia la speranza di poter sopravvivere ed appunto: come dobbiamo fare per vivere e non morire ”sotto tortura”? Chiediamo a questo punto a tutti coloro che si adoperano per i diritti e\o la dignità dell’uomo di valutare ed aiutarci per la nostra difficile posizione e lasciarci ancora una speranza per vivere.
Io e i miei coimputati attendiamo con ansia una vostra cortese e generosa risposta.
Distinti saluti

Essid Sami Ben Khemais
casa circondariale Palmi (Reggio Calabria)
Charaabi Tarek
casa circondariale Carinola (Caserta)
Kammoun Mehdi
casa circondariale Sulmona (Aquila)
Ben Soltani Adel
casa circondariale Palermo (Sicilia)
Bouchoucha Moktar
casa circondariale Nuoro (Sardegna)
Jelassi Riadh
casa circondariale Spoleto (Perugia)
Aouadi Mohamed
casa circondariale Trani (Bari)

[aspilbollettino@virgilio.it]

Charaabi Tarek è stato scarcerato ed è libero ma non illudiamoci non è merito nostro.
Tarek, uno dei tunisini a rischio estradizione è uscito per fine pena e non è stato estradato perchè ha ancora pendente in italia un processo civile.
Per questo l’avvocato è riusciuto a bloccare l’estradizione. Potrà quindi stare qua sino a che non avrà risposto alla legge italiana anche di questo reato, sperando che nel frattempo lo stato italiano (o quello americano) non intenda giocargli qualche brutto scherzetto.
Questa bella notizia, purtroppo, non è di alcun conforto rispetto alla situazione degli altri che ancora sono in carcere e per i quali bisogna continuare a lottare per evitare o l’estradizione in Tunisia al loro rilascio dalla galera o la scomparsa come è successo al loro coimputato Ben Soltani Adel che è stato scarcerato per fine pena il 19 febbraio scorso ma che anziché essere liberato è stato trasferito al centro di accoglienza di Agrigento.
Da allora le lettere che gli vengono inviate tornano indietro con la scritta “non è più residente qua” e nessuno ha più sue notizie né in Italia né in Tunisia.
Nei fatti, Ben Soltani Adel è un desaparecido italiano!

Per permettervi di conoscerli alleghiamo alcuni stralci della lettera di uno di loro detenuto nel carcere di Sulmona. E’ stata trascritta con gli errori come ci era arrivata tempo fa, li abbiamo lasciati perchè ci sembra che nulla tolgano al contenuto.

(…) per i mussulmani c’è l’accusa “terrorismo islamico”, questo per le persone, così non ti salvi neanche se innocente. E per i paesi come Iraq e Afganistan ci sono le accuse per “le armi di distruzione di massa” così si fa la guerra e ci vanno in mezzo i civili e si distruggono paesi e popoli e poi non c’è prova e cominciano a uscire le bugie però nessuno ne parla ma tutti sanno.
Questa è una guerra santa, anzi sporca, è una crociata nuova in un altro vestito.
(…) per noi è stata la nostra ambasciata a dire all’Italia, da tanto tempo, arrestatemi quei ragazzi e alla fine l’Italia per i suoi interessi in Tunisia, e l’America anche, non ne ha potuto fare a meno.
Siamo vittime di un paese democratico civile che ci ha tradito, siamo tutti regolari.
La storia è lunga. Concludo. Ciao.....
No, continuo, seconda parte della lettera.
Allora ci siamo rifugiati in Italia, meno male che non è un paese dittatore.
Abbiamo lavorato sempre. Io ho 5 anni di lavoro regolare con contributi.
E alla fine l’Italia ci da un buon compenso e in più vuole regalarci al tribunale militare tunisino. Veramente io sono molto grato di tutto. La colpa è mia e nostra di aver scelto di immigrare qui dove tutti parlano di diritti.
Ho sentito per caso un programma alla radio che parla di diritti per il terzo mondo e telefona gente conosciuta. Esempio: “ io sono l’attore tal dei tali. No alla tortura in terzo mondo!” Veramente se esco fuori chiamo io a “zaping” e chiedo: “Di che tipo di tortura parlate? E qui esiste la proposta di questi diritti umani? Esiste e spetta anche a gente innocente in paese europeo? E spetta pure a quelli che hanno scritto a tutte le associazione umanitarie?” Guarda che con noi non è stata praticata nessuna legge, non abbiamo avuto nessun diritto in carcere.
Siamo rimasti isolati anche dai nostri parenti e questo da circa due anni e tante altre cose che non si fanno con nessuno.
Scusa per la scrittura brutta e sbagliata. Ho parlato tanto in tribunale e ho spiegato tutto con la dichiarazione spontanea. Però i giornalisti poi scrivono altre cose.
Infine saluto di nuovo.


Carcere di Sulmona
Kammoun Mehdi

[controrepressioneedeportazioni@hotmail.com]



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