SENZA CENSURA N.15
NOVEMBRE 2004
Solo
così possiamo resistere…
Dichiarazione di Georges Ibrahim Abdallah - Autunno 2004 - Lannemezan
Cari/e compagni/e, cari/e amici/e
All’inizio del mio ventunesimo anno di prigionia, la vostra mobilitazione
solidale mi tocca profondamente, mi da forza e determinazione. Mi conforta
soprattutto l’idea che solo insieme, grazie al vostro impegno fermo sul terreno
della lotta anticapitalista e antimperialista, noi altri, qui dietro i muri
possiamo continuare a resistere. Solo insieme, nei centri del sistema e nelle
periferie integrate, si può avanzare su diversi fronti di lotta contro la
barbarie del capitale e più precisamente in questi tempi di crociate
imperialiste scatenate, in questa regione che è la nostra, è solo insieme che
possiamo resistere e solo insieme possiamo vincere…
Ogni volta, compagni, che ci si ritrova incapaci di riunirsi attorno ad
obiettivi principali e di lanciare iniziative appropriate per ricostruire
l’orizzonte comune di diversi percorsi di lotta, la vittoria non sarà
raggiungibile, quindi non sarà la nostra.
Né un ripiego identitario passatista né l’affermazione di qualsiasi settarismo
fondamentalista saranno in grado di proteggersi in alcun modo dalle devastazioni
della mondializzazione capitalista e delle tante guerre imperialiste che le sono
intimamente connesse.
Compagni noi tutti sappiamo che nelle paludi delle sconfitte fioriscono sempre
ogni sorta di movimenti nichilisti di oscurantisti illuminati. Facciamo in modo,
compagni, che le sconfitte siano nel campo degli aggressori imperialisti; è la
strada più corta, cioè la meno costosa, per evitare le catastrofi sanguinose che
dovranno sopportare le masse popolari nel caso contrario.
Cari/e compagni/e, cari/e amici/e
Sappiamo che la situazione dei prigionieri/e rivoluzionari/e è solo formalmente
sottoposta a decisioni giudiziarie; sono sempre le istanze politiche che ne
delimitano allo stesso tempo il contenuto e il perimetro. Ecco perché essa è
prima di tutto funzione del movimento di lotta anticapitalista e
antimperialista; è solo in un quadro globale di questo movimento che è possibile
sia costruire gli strumenti di una solidarietà combattiva, sia costruire i
rapporti che permettono di servirsene. Ecco perché pensiamo che ogni iniziativa
solidale partecipa al cambiamento della situazione dei prigionieri/e
rivoluzionari/e nella misura in cui trae la propria linfa nello sviluppo di un
certo rapporto con i protagonisti rivoluzionari realmente agenti. E’ sempre
nella dinamica propria del rapporto di forza realmente esistente che si
costruiscono e si sviluppano i termini appropriati per una solidarietà
combattiva. Certo, niente è acquisito una volta per tutte; dobbiamo sempre
sapere/potere ricominciare.
Per rendere controproducente la gestione imperialista della detenzione politica
è necessario imparare a rilanciare senza sosta le iniziative appropriate a
partire dalla dinamica globale dello scontro.
Ovunque nel mondo, la borghesia imperialista tenta oggi di spezzare la
resistenza delle masse popolari, di contenerla attraverso una politica del
terrore fatta di retate a ripetizione e di prigionia a vita per le avanguardie
rivoluzionarie. Sradicare ogni idea di resistenza e più in particolare ogni idea
di resistenza armata è sempre più un esigenza incontenibile per i differenti
progetti imperialisti. La lenta distruzione dei/delle prigionieri/e
rivoluzionari/e nelle prigioni imperialiste si iscrive nel quadro di questa
politica del terrore. Non serve più solo a neutralizzare un certo numero di
attivisti rivoluzionari, cerca anche, anzi principalmente, di abbattere lo
spirito e di dissuadere da ogni idea di resistenza o di rivolta. Bisogna in
qualche modo, ovunque, perpetuare e amplificare sempre più la portata delle
sconfitte precedenti al fine di rendere meno visibile l’attuale eroica
resistenza contro la barbarie degli imperialisti e dei loro accoliti. A questo
punto il clima di sconfitta viene messo in scena senza sosta qui in prigione:
sia attraverso interminabili e umilianti processi che presuppongono un probabile
accesso al diritto di libertà condizionata sia attraverso le esibizione di
prigionieri/e rivoluzionari consumati da tanti anni di prigionia, sia attraverso
le immagini del terrore, distribuite a decine, dei prigionieri di Guantanamo, di
Abu Ghraib, o di altri luoghi sinistri…
La capitolazione e la sottomissione devono apparire come l’unico orizzonte
umanamente possibile per i prigionieri/e rivoluzionari/e.
Nei confronti di questa politica reazionaria si alza e si afferma
immancabilmente il processo solidale con i prigionieri/e rivoluzionari/e; quest’ultimo
trae la sua forza dalla prassi rivoluzionaria investendo sempre più e a gradi
differenti l’intero spazio del sistema capitalista mondiale. La propaganda
imperialista e il servilismo dei principali media internazionali non cambieranno
nulla a questa realtà. Bush e la sua amministrazione possono affermare per
quanto vogliono che tutto va per il meglio in Irak, in Palestina, in Afghanistan
e altrove. Che si tratta solo di qualche fanatico legato al vecchio regime.
Questo non impedisce che, malgrado la sua macchina da guerra dalle capacità
terrificanti, il numero dei villaggi iracheni che sfuggono al suo controllo non
fanno che aumentare.
Le forze di occupazione ovunque sono praticamente circondate. I bombardamenti
aerei non risparmiano neanche più Bagdad, la capitale. Certo le vittime dei
bombardamenti si contano quotidianamente a centinaia. Bambini, vecchi/e, uomini
e donne di tutte le età sono spesso sepolti vivi sotto le macerie delle loro
abitazioni. Ovunque dove possono i soldati statunitensi e i suoi aiutanti di
altre nazionalità si portano ai peggiori eccessi in Irak e in Afghanistan; i
soldati sionisti non sono da meno in Palestina.
Per le masse popolari e le loro diverse avanguardie in questa regione, l’attuale
discorso imperialista sulla libertà, la democrazia e la guerra antiterrorista
non è che fumo negli occhi; contrasta radicalmente con la realtà della politica
criminale attuata dalla alleanza imperial-sionista. La guerra, il saccheggio, la
colonizzazione, gli assassini e le retate a ripetizione in Irak, in Palestina e
altrove costituiscono allo stesso tempo l’essenza di questa politica criminale e
il retroterra del quadro generale della resistenza.
Ben inteso, nessuno ignora che gli imperialisti statunitensi o altri non fanno
la guerra semplicemente per soddisfare la follia omicida di questo o di quell’altro
presidente, o per soddisfare l’odio contro un qualche popolo. Il quadro legale
generale messo in piedi dall’amministrazione Bush per fissare le nuove regole
economiche in Irak è edificante a questo proposito. E’ già operativo,
naturalmente con la benedizione di multinazionali come Bechtel Corporation,
Halliburton e le altre… Questo fornisce non pochi elementi sulle ragioni di
questa guerra. L’invasione e l’occupazione dell’Irak mostrano come in nome della
guerra “contro il terrorismo” gli stati imperialisti cercano essenzialmente di
imporre in tutti i modi regole che rispondono agli interessi delle
multinazionali. I progetti di Bush, Rumsfeld, Pearl, e tutti gli altri datano
della fine degli anni 80; sono destinati a mettere l’economia e le risorse
naturali irakene a disposizione delle multinazionali per sempre. L’Irak è solo
l’inizio… La situazione attuale in Palestina, le minacce che pesano sul Libano,
sulla Siria, sull’Iran, su tutta la regione sono edificanti a questo riguardo.
Questo non impedisce che la resistenza delle masse popolari si sviluppi sempre
di più a danno dei regimi fantoccio; le sue attività coprono ormai quasi tutto
il territorio irakeno e mostrano una combattività innegabile in Palestina.
Perciò, senza eludere i gravi problemi che stanno affrontando le avanguardie
rivoluzionarie delle resistenza palestinese e ancor più le numerose debolezze
della resistenza irakena, la vostra solidarietà, compagni, costituisce un
fattore di importanza capitale per sormontare le difficoltà che pesano sul
movimento di massa e che gli impediscono di accomiatarsi dai suoi pesanti
compiti storici. Smascheriamo, compagni, i progetti criminali degli imperialisti
e la loro falsa propaganda e sosteniamo senza riserve la resistenza dei popoli
della regione. Questo è il vero sostegno che possiamo dare ai prigionieri/e
rivoluzionari/e.
Contro l’occupazione dell’Irak
Contro l’occupazione della Palestina
Contro l’alleanza imperialista
Onore ai martiri e ai popoli in lotta
Uniti compagni vinceremo
(tradotto dal sito del Soccorso Rosso Internazionale,
www.sri-rhi.org)
Indirizzi con info sulla campagna per la liberazione di G.I.Abdallah:
http://apa.online.free.fr/
http://apa.online.free.fr/France/Infos/Antimperialist/Abdallah/150904Div.html
http://apa.online.free.fr/France/Antimperialist/Abdallah/PP_France_FARL.html
http://www.secoursrouge.org/secoursrouge/journal/solidarit%E903sup.htm