SENZA CENSURA N.19
marzo 2006
La lotta dei Marinai Corsi della SNCM
Intervento di Jean Luc Morucci – Sindicatu di i Travagliadori Corsi
Tra la fine del mese di settembre e il mese
di ottobre è salita alla ribalta la lotta dei portuali contro la
privatizzazione della SNCM, compagnia di bandiera francese, in particolare per
quanto concerne il traffico tra la Francia e la Corsica.
La Corsica in particolare ha visto un crescendo di iniziative di lotta che
hanno trovato la loro massima visibilità con l’occupazione della nave Pascal
Paoli.
Una lotta che dai porti, con i blocchi e i sabotaggi, si è spostata per le vie
delle città della Corsica rompendo le barriere generazionali e valorizzando al
massimo l’esperienza radicale della lotta nazionalista, superandola e ponendo
al centro il binomio Liberazione Sociale – Liberazione Nazionale.
Una lotta che ha rimesso al centro la lotta in Europa contro le
privatizzazioni, anche se non colta nella sua importanza da molti settori nel
nostro paese, ed in particolare davanti alla successiva mobilitazione che ha
visto nelle scorse settimane i portuali di tutta europa assediare i palazzi
europei in concomitanza con la discussione sulla deregolamentazione del lavoro
nelle attività portuali. Così come a Bastia, Aiaccio e Marsiglia anche
Brussells ha dovuto sentire i vetri infranti dai razzi e dalle pietre della
rabbia dei portuali.
Ma la vicenda della Pascal Paoli ha visto da parte del governo francese
mettere in campo tutto il suo apparato antiterrorismo facendo intervenire le
teste di cuoio per liberare la nave.
Mosconi, segretario della STC, i suoi compagni di lotta rischiano l’accusa di
pirateria che prevede fino a 20 anni di carcerazione.
Su nostra richiesta pubblichiamo con piacere quanto segue.
Jean Luc Morucci, Sindicatu di i
Travagliadori Corsi
Per capire la natura e le forme della lotta dei marinari della STC,
bisogna ricordarsi che cos’è questo sindacato, dà dove viene, quali sono le
sue principali analisi.
Una piccola storia del STC
Il «Sindicatu di i Travagliadori Corsi» (STC) è nato il 1 maggio 1984.
Il suo obiettivo è la difesa degli interessi dei lavoratori dipendenti nel
quadro della lotta del popolo corso per esercitare il suo diritto
all’autodeterminazione. Quasi 10 anni prima, nell’agosto 1975, alcuni
militanti del movimento politico diretto dai fratelli Simeoni, l’“Azione
Regionalista Corsa” (Arc), occupavano la cantina vinicola di Aleria
nell’obiettivo limitato di denunciare pratiche illegali nella viticoltura.
Anziché ricevere dalle autorità il sostegno sperato, “scoprono” la forza
brutale dello Stato: attacco delle teste di cuoio, fucilate, morti, feriti,
resa, manifestazioni, repressione, morti, feriti, dissoluzione del Arc... I
fratelli Simeoni fanno la loro autocritica. I giovani lasciano il movimento in
massa. Alcuni creeranno il Fronte di Liberazione Nazionale della Corsica (FLNC).
Sostituiscono alla dottrina del Arc, cioè la difesa dell’etnia corsa e
l’autonomia nella repubblica francese, un orientamento strategico di rottura
con le istituzioni della V repubblica: riconoscimento del popolo corso,
diritto all’autodeterminazione.
Cosa è l’autodeterminazione? Soprattutto non un semplice scrutinio che ha
l’obiettivo di sapere se i Corsi vogliono o no restare francesi. È un processo
che deve aiutare il popolo corso a costruire gli attrezzi, cioè qualsiasi
forma di organizzazione (associazioni, cooperative, sindacati, partito
politico...) su tutti i terreni (politico, sociale, culturale, economico...)
che gli permetteranno di demolire i legami di dipendenza che subisce e di
determinare in qualsiasi libertà la forma ed il contenuto delle istituzioni
che intende darsi.
La STC è il prodotto di questa strategia, detta dei “ contro-poteri”.
A seguito dei suoi congressi, il sindacato sarà portato a:
- Affermare la sua natura di classe: difesa degli interessi materiali e morali
dei lavoratori dipendenti, interessi che derivano dal loro posto nel processo
di produzione. Precisione importante: il sindacato è aperto a qualsiasi
lavoratore, qualsiasi lavoratrice, indipendentemente dalle sue opinioni
politiche, filosofiche, religiose e dalla sua origine etnica. La STC combatte
per la liberazione sociale dei lavoratori.
- Rivendicare il suo posto nell’ambito della lotta di liberazione nazionale
del popolo corso, essendo l’obiettivo quello di combattere, fino alla loro
abolizione, ogni forma di sfruttamento legato alla dominazione di tipo
coloniale subita dalla Corsica ed al modo di produzione capitalista. Per la
STC, liberazione sociale e liberazione nazionale sono legate e complementari.
- Proclamare la sua indipendenza riguardo a qualsiasi Stato, qualsiasi
governo, qualsiasi istituzione ed ogni partiti politichi, tra cui
nazionalisti.
Riteniamo che siano questi i principi che hanno permesso al sindacato di
costruirsi e svilupparsi fino a diventare il primo sindacato della Corsica nel
privato (elezioni dei delegati del personale e dei giudici dei conflitti del
lavoro) ed uno dei primi nel pubblico.
La lotta dei marinari della STC: un
conflitto venuto da lontano
La società nazionale Mediterraneo corso (SNCM), società che garantisce
il collegamento marittimo del servizio pubblico tra la Corsica ed il
continente francese, è stata il teatro di un ennesimo conflitto le cui prime
vittime, prima anche delle migliaia di turisti bloccati nell’isola, sono stati
i Corsi stessi, senza dimenticare gli impiegati della società. Infatti, quest’ultimi
sono costretti, da anni, a resistere a palmo a palmo agli effetti distruttivi
di un piano concertato di smantellamento del loro attrezzo di lavoro.
Battezzato “progetto d’impresa” negli anni 90, questo piano aveva l’obiettivo
“di razionalizzare”, rendere più “competitiva”, più “proficua” una società in
principio di servizio pubblico e di renderla appetibile alla concorrenza per
farne una società privata.
Questo piano ha trovato il suo massimo nella privatizzazione annunciata dal
governo Villepin-Breton-Perben. Naturalmente, i marinai, con i loro sindacati,
hanno sempre detto”no”.
Come si sà, la STC è entrata nella lotta in modo spettacolare ma così molto
simbolico, “appropriandosi” di una barca del SNCM, il Pascal Paoli, del nome
del «Babbu di a Patria» che, da 1755 a 1769, ha presieduto ai destini della
Corsica indipendente. Perché?
Il nostro sindacato ha sempre denunciato il fatto che l’ente territoriale
della Corsica finanzia a perdere le barche comandate dalla SNCM, cioè senza la
“clausola di ritorno” che gli avrebbe permesso di recuperare uno di quello che
ha contribuito a pagare.
Si è sempre battuto perché la Corsica garantisca il controllo dei suoi
trasporti esterni tramite società pubbliche.
Nel trasporto aereo è stato fra i pionieri del processo che ha condotto alla
creazione della Compagnia Corsa Mediterraneo (Ccm-Airlines); pochi ci
credevano, tutti oggi se ne rallegrano. Nel marittimo, si è molto rapidamente
pronunciato per una società regionale di servizio pubblico, che include la
partecipazione delle Comunità locali (ente territoriale, consigli generali,
comuni...) e le camere consolari, poiché raccolgono gli utenti professionali
delle linee (agricoltori, artigiani, commercianti).
Abbiamo sempre rifiutato che un settore strategico come quello dei trasporti
marittimi sia consegnato agli appetiti del privato la cui unica finalità è la
redditività finanziaria.
È per questo che abbiamo sempre messo in guardia i marinai, gli eletti, tutta
la società corsa: nella logica dell’Europa di Maastricht, come lo ha fatta in
altri settori indipendentemente dal colore politico dei governi successivi, lo
Stato ha l’intenzione di privatizzare il marittimo. Tutti gli “errori”, le
“aberrazioni” di gestione che abbiamo denunciato, ne fanno ne non sono:
servono, come il famoso “foro” della sicurezza sociale, a provare che il
sistema non è più realizzabile, che occorre riformarlo.
Nel corso di questi anni, la STC ha moltiplicato le riunioni con tutti i
gruppi politici che si riuniscono all’assemblea di Corsica per dire : “non
attendete che la bomba del SNCM scoppi nelle vostre mani! Abbiate il coraggio
politico di esplorare la via, come nel trasporto aereo, di una società
regionale di servizio pubblico! Non subite il diktat di Bruxelles, fatte le
vostre proposte!”
Dopo questi passi, un gruppo di lavoro indipendente si è realizzato ed ha
iniziato a studiare l’ipotesi che avevamo proposto. Ma il passo ha rapidamente
trovato i suoi limiti nel fatto che troppo poche forze significative lo hanno
sostenuto. E ciascuno ad attendere che il cielo gli cade sulla testa.
È per questo che gli eventi di quest’ultimi mesi non hanno preso il sindacato
alla sprovvista. Stanchi di predicare nel deserto, i marinai del STC si sono
sentiti in difesa legittima e pronti a molto per difendere il loro attrezzo di
lavoro. Hanno ricevuto il sostegno senza se e senza ma dal sindacato intero.
Ma oltre, hanno incontrato la comprensione della maggioranza immensa del
nostro popolo. Ed anche oltre, poiché il sindacato ha ricevuto messaggi di
solidarietà e di sostegno che provengono da vari sindacati, da organizzazioni
politiche, da militanti, da semplici individui, che, tutti, non si sono
fermati al lato spettacolare dell’affare, ma hanno compreso perfettamente la
portata di un atto militante nel contesto di una lotta senza quartiere che
consegna ai lavoratori il sistema oggi spesso chiamato “ultraliberismo”.
Segnalo un ultimo punto. La lotta dei marinai ha aperto la via ad una
convergenza sindacale che non attendevamo più. Sistematicamente negato,
allontanato, respinto, come ciò si è verificato al momento del conflitto delle
pensioni, la STC è stata, dopo la manifestazione di Bastia che aspettava il
Pascal Paoli, accettata nell’intersindacale. È un dato nuovo da non
trascurare. Si sono potuti misurare gli effetti in occasione delle
manifestazioni unitarie del 4 ottobre che hanno raccolto migliaia di
lavoratori, di funzionari, di lavoratori dipendenti del privato, di
pensionati. Anche se, molti altri scottati dal fallimento del movimento di
difesa delle pensioni, sono in attesa.
Il 13 ottobre 2005 il personale del SNCM ha votato la ripresa del lavoro. Ecco
testualmente quello che è stato chiesto loro dalla direzione del CGT di
Marsiglia: «Sì alla ripresa dell’attività per evitare un deficit di bilancio»
o «no alla ripresa dell’attività uguale deficit di bilancio?». La CGT si è
fatta così, apertamente, il portavoce del ricatto esercitato dal governo.
Prima, la CGC, FO, la CFDT e sindacati ufficiali avevano chiamato alla
ripresa. Ancora una volta, i lavoratori dipendenti in sciopero sono traditi
dalle loro direzioni. Dopo la sconfitta delle pensioni, l’arretramento sulle
privatizzazioni.
Mentre la sezione STC dei marinai ha rifiutato di partecipare alla
manifestazione regionale prevista dalla intersyndicale, il sabato 15 a
Ajaccio, per la difesa dei servizi pubblici, per la rivalutazione dei salari e
contro la precarietà, il segretario generale del STC, pur comprendendo la
posizione della sezione marinai, ha chiamato di non lasciare i lavoratori
dipendenti nelle mani delle confederazioni.
La manifestazione non fu un successo.
Tuttavia il sindacato deve prepararsi ad un secondo round di tutti i pericoli.
È certo che il governo vorrà spingere il suo vantaggio il più lontano
possibile. In particolare in occasione del processo, la cui data non è ancora
fissata, promesso ai sindacalisti del Pascal Paoli.
Non li lasceremo cadere!
Per info:
Sindicatu di i Travagliadori Corsi
Liberazione Suciale
e-mail: STC.AJACCIO@wanadoo.fr
DIROTTAMENTO DEL “PAOLI”:
L’STC ESIGE IL RITIRO DELLA QUERELA DELLA SNCM |