SENZA CENSURA N.20

luglio 2006

 

BAHAR KIMYONGÜR ARRESTATO IN OLANDA
 

Bahar Kimyongür, portavoce dell’Ufficio Informazione del DHKC a Bruxelles ed uno degli imputati nel “processo DHKC” di Brugge, in Belgio, è stato arrestato in Olanda nella notte tra il 27 e il 28 aprile, dopo che la polizia olandese lo ha fermato in auto insieme ad un’altra persona, a circa 40 km da Amsterdam. Da lì è stato portato nel centro di detenzione dell’aeroporto di Schilpool, con il pretesto di un mandato di cattura internazionale. La corte belga ha condannato Bahar Kimyongür a 4 anni di carcere ma durante il suo periodo di appello egli era in libertà provvisoria. Non c’erano restrizioni come il divieto di lasciare il paese.
La motivazione data per il suo arresto in Olanda è stata che la Turchia vuole la sua estradizione e che c’era un mandato di cattura internazionale contro di lui.
Bahar Kimyongür è stato portato davanti alla Corte dell’Aia il lunedì sera. La Corte ha deciso che la richiesta della Turchia per l’estradizione era formalmente corretta. Tale richiesta è stata accettata dalla Corte senza riguardo per i dettagli. Perciò il processo è stato posticipato in modo da discutere la richiesta per l’estradizione e Bahar è stato incarcerato. E’ stato detto che il primo processo ci sarà solo a distanza di 40 giorni.
Inoltre si è venuti a conoscenza della motivazione alla base della richiesta della Turchia. In base a queste informazioni, lo stato turco vuole la sua estradizione a causa di una protesta contro il vecchio Ministero Turco per gli Affari Esteri al Parlamento Europeo di Bruxelles il 28 novembre 2000. Gli avvocati di Kimyongür hanno insistito nel dire che tale richiesta non era valida con una simile motivazione. Hanno inoltre aggiunto che prima di tutto la protesta non ebbe luogo in Turchia ma in Belgio e che Bahar durante tale avvenimento non fu nemmeno arrestato.
In secondo luogo gli avvocati hanno detto che dopo aver scoperto che la richiesta di estradizione era stata fatta il 6 aprile 2006, hanno chiesto se una simile richiesta era stata fatta in tempo ma non hanno ricevuto alcuna risposta in merito. Questo episodio è stato seguito dall’arbitrarietà fin dall’inizio ed è culminato con l’arresto. La richiesta di un paese come la Turchia, che è noto per la sua ingiustizia nei processi, porta all’arresto di una persona per diverse settimane. In collaborazione con i paesi europei, lo stato turco utilizza ogni possibilità per azzittire i rivoluzionari che mettono in luce la realtà turca.
Dall’altro lato, il Comitato belga per la Libertà di Espressione e Organizzazione (CLEA) ha già organizzato una serie di proteste a Bruxelles, in modo da impedire l’estradizione e per chiedere la libertà di Bahar. Nella mattinata del 1° maggio, 90 persone si sono ritrovate di fronte al consolato olandese con striscioni e fotografie di Bahar. L’azione è stata inoltre sostenuta da due senatori e da un paio di insegnanti.
In un discorso, il portavoce del CLEA, Daniel Clinker ha detto: “Bahar è un rivoluzionario. Non ha commesso alcun crimine ne’ in Belgio ne’ in Turchia. Tutto ciò che ha fatto è stato denunciare l’aspetto assassino ed ingiusto dello stato turco. Ma le nuove leggi antiterrorismo dipingono le azioni di Bahar come “terroristiche” e questo è sfociato nella richiesta di estradizione da parte della Turchia”.
L’avvocato belga Selma Benkhelifa ha dato informazioni sugli ultimi sviluppi ed ha aggiunto: “quanto accaduto è una completa trappola. Bahar è stato consapevolmente passato dalla polizia belga a quella olandese. Ogni fatto accaduto ne è la prova. La relazione della polizia riguardante il suo arresto diceva che l’auto in cui Bahar è stato trovato per caso è stata fermata per aver superato il limite di velocità. Ma tale auto è stata fermata da due auto della polizia civile. E la polizia non ha detto ne’ che l’auto andava troppo forte ne’ dove è finito il conducente. Inoltre, gli avvocati non hanno avuto alcuna informazione riguardo alla domanda di estradizione sebbene ne avessero fatto richiesta”.
Dopo le dichiarazioni la stampa è stata fornita di documenti preparati riguardo a questa vicenda. I membri del C.L.E.A. hanno distribuito una petizione per l’immediato rilascio di Bahar ed hanno annunciato che le firme raccolte sarebbero state inviate al Ministro belga per gli Affari Esteri la sera stessa.
Nel giro di poche ore sono state raccolte 830 firme a diverse iniziative del primo maggio ed è stata fatta informazione attraverso la distribuzione di volantini sulla vicenda.
Nelle ore serali un gruppo di persone si è ritrovato davanti al Ministero ed ha chiesto di poter parlare con i responsabili. Ma dal momento che la polizia non ha consentito che l’azione durasse a lungo e poiché il responsabile non era presente, i membri del C.L.E.A. hanno deciso di inviare le firme un altro giorno ed hanno convocato un’altra riunione all’università il giorno seguente, in modo da discutere le attività successive.

[Fonte: www.halkinsesi-tv.com - Pubblicato su www.tayad.de/english/index.html]

La petizione del C.L.E.A. contro l’estradizione di Bahar Kimyongür, che ha per ora raccolto circa 5.000 firme, e il cui obiettivo è di arrivare a 10.000, si può (e si deve) firmare online al sito http://perso.wanadoo.fr/clea.be



http://www.senzacensura.org/