SENZA CENSURA N.24

novembre 2007

 

Quando il vento si calma
Riflessioni della Interventionistische Linke su alcuni aspetti della mobilitazione contro il G8.

 

Sui numeri precedenti della rivista avevamo dedicato una parte dei contributi offerti sulla mobilitazione contro il G8 in programma in Germania quest’estate, pubblicando tra l’altro sull’ultimo numero una cronaca «a caldo» della settimana di iniziative svoltesi, redatta da alcuni/e compagni/e che avevano contribuito attivamente alla riuscita dei differenti momenti di lotta.
Come promesso, abbiamo tradotto il bilancio fattone da un raggruppamento di compagni/e che ha dato vita alle mobilitazioni: la Interventionistische Linke, promettendoci di ospitare altre valutazioni che considereremo interessanti.
Inoltre pubblichiamo il comunicato di solidarietà scritto da Libertad! inerente alle recenti manovre repressive che hanno ultimamente portato, oltre all’ondata di perquisizioni e al sequestro di materiale, all’incarcerazione di tre compagni.
Pensiamo che il grado di cooperazione virtuosa espresso nelle giornate estive contro il vertice del G8 e la capacità di tenuta di fronte alla repressione siano due aspetti che non possono essere disgiunti, ma parte dello stesso processo di avanzamento del «movimento» in cui convivono pratiche differenti senza che vi siano delegittimazioni incrociate tra le varie componenti e senza che il «silenzio» opportunista degli uni sulle operazioni dello stato ne legittimi la pratica repressiva su tutti.
Pensiamo che l’esperienza che sta maturando in Germania introduca elementi di assoluto interesse rispetto ai futuri appuntamenti di opposizione ai vari vertici di importante rilievo strategico che si svolgeranno prossimamente in Sardegna e in Italia.
Siamo convinti che l’entusiasmo espresso anche in Italia per ciò che stava succedendo in Germania possa tramutarsi in possibilità concreta di fare avanzare ulteriormente il movimento reale.
 

quando il vento si calma oppure: il momento giusto è importante
Anche se non si possono imporre limiti alla molteplicità delle lotte sociali dobbiamo partire dal fatto che le rivolte e lo sviluppo di modelli alternativi si sono sempre uniti in scontri particolari. Per la Interventionistische Linke la partecipazione alle proteste contro il G8 a Heiligendamm è stato il primo progetto importante da affrontare insieme. Siamo riusciti con tutto lo spettro del movimento a rompere il quadro propagandistico disegnato dai dirigenti della classe dominante. Questo vertice risulterà essere stato l’ultimo di questo tipo in Germania: altri 100 milioni di euro solo per chiacchierare di che tempo fa? Diventa sempre più visibile per tutti che sul piano storico il progetto G8 non riuscirà più a realizzare mosse importanti, il capitalismo essendosi liberato dal lascito sociale dei tempi della concorrenza tra i due poli fa semplicemente quello che sa fare meglio: scuotere le società dominate da lui, fare guerra e devastare interi continenti; riesce a imporre l’intero suo il programma in tutto il mondo.
Heiligendamm ha contribuito al sempre più grande deficit nella egemonia della Große Koalition (la grande coalizione tra SPD e CDU che è al governo in Germania) e del suo corrispondente nell’opposizione: quasi il 50 per cento della popolazione si ritiene in qualche modo di sinistra e solo il 10% pensa che la SPD si occupasse dell’uguaglianza nella società. Una coscienza che da un lato va valutata positivamente; dall’altro lato però dobbiamo anche confrontarci col fatto che la gente si accontenta facilmente, basta che il Presidente dello stato Köhler talvolta brontoli contro il suo staff per ritrovare il sostegno dell’80% della popolazione.

Con chi e come
Nel seguito parleremo delle nostre esperienze, da un lato lo faremo per chiarire le cose anche per noi stessi, dall’altro lato perché ci è stato chiesto da tutte le parti di socializzare il nostro dibattito, sia da quelli che si aspettavano che la Interventionistische Linke sarebbe stata più pacifica, che da quelli che ci accusano di non essere riusciti a garantire la sicurezza dei partecipanti alla manifestazione, che da quelli che, al contrario, ci accusano d’aver cercato di calmare la situazione e non per ultimo da quei compagni con cui abbiamo lavorato solidalmente insieme negli ultimi due anni di mobilitazione e durante gli stessi giorni di Heiligendamm. Nonostante il fatto che altre situazioni abbiano già pubblicato le loro valutazioni pensiamo che non sia troppo tardi peri fare una nostra sintesi dei giorni a Heiligendamm. Anzi per noi è ancora presto visto che la nostra discussione non è affatto finita, l’abbiamo solo iniziata.
Questo non indebolisce i contenuti del seguente testo, è importante però per capire il carattere frammentato del nostro intervento. Dopotutto la preparazione del G8 è stata la prima prova pratica del nostro progetto di una sinistra intervenzionista. Per noi il momento centrale nell’autocritica è la questione se siamo riusciti o meno ad avvicinarci a una politica che miri a un intervento di sinistra che abbia una ricaduta negli scontri rilevanti all’interno della società. Per raggiungere un tale obiettivo bisogna creare da un lato alleanze ampie e aperte, e dall’altro lato forzare un inasprimento dei conflitti sociali in una prospettiva antagonista.

La protesta contro il G8 è stata la più grande mobilitazione della sinistra radicale negli ultimi anni in Germania. Insieme con la sinistra moderata e con compagni e attivisti di altri paesi siamo riusciti a bloccare effettivamente il vertice; con la manifestazione, nei campeggi e durante le giornate d’azione abbiamo realizzato un mondo ribelle: la critica alla globalizzazione è diventata la realtà collettiva durante questi giorni.
Tramite i mass media e i colpi repressivi lo stato ha tentato di impedire proprio un tale sviluppo; questi tentativi sono però risultati produrre il contrario. L’ondata di perquisizioni a livello nazionale ha rafforzato l’orientamento combattivo del movimento. Durante i giorni di Heiligendamm è stata lanciata una campagna mediatica per mettere il carattere pacifico dei blocchi contro la “violenza” della manifestazione di sabato. In realtà il numero più alto di persone gravemente ferite si è avuto giovedì durante i blocchi, a causa dei feroci attacchi della polizia contro gli attivisti al portone ovest del recinto di sicurezza tramite lacrimogeni, CS (lacrimogeni molto aggressivi, NdT) e idranti. In conseguenza centinaia di compagni hanno passato giorni nei canili predisposti dalle autorità e le perquisizioni sono continuate anche dopo Rostock.
Va anche ricordato che il capo delle forze dell’ordine, ovviamente tendenzialmente impazzito, ha mandato i Tornado della Bundeswehr al campo di Reddelich per ricognizione aerea.

Il 2. Giugno
E’ rimasto quasi inosservato che la manifestazione di Rostock sì è tenuta il giorno del 40°. anniversario della fucilazione di Benno Ohnesorg – una data simbolica che ha dato il via a una sinistra emancipatrice, ma anche prova della disponibilità della polizia a combattere i “nemici dello stato” a tutti i costi. Nel futuro, il 2 giugno 2007 sarà anche ricordato come il giorno della manifestazione a Rostock che è diventato un successo, non solo ma anche, per il semplice fatto che siamo scesi in piazza in 80.000. Rimangono le controversie sui fatti ormai noti: l’auto della polizia distrutta, sassi che hanno colpito i propri compagni, storie di disorientamento e d’esuberanza, l’impotenza e collettività, gioia e paura. Per gli uni è la “sommossa di Rostock” in senso negativo, per gli altri il giorno nel quale gli sbirri hanno dovuto correre e le autorità per un momento hanno perso il controllo. Per gli uni è stato il black block che ha attaccato la polizia, per gli altri sono state le forze d’ordine a provocare, e la risposta è stata appropriata. E per altri ancora le vetrine distrutte - piaccia o non piaccia - durante un tale mega evento sono un disturbo necessario. Le valutazioni e i racconti sono molto contraddittori e a volte sembrano addirittura non riferirsi alla stessa storia.

Anche la Interventionistische Linke è stata ed è influenzata e polarizzata da questa discussione; per esprimerlo in modo più provocante: Noi siamo nello stesso tempo “black block” e ”forza di disinnesco”. Le nostre affermazioni contraddittorie e le nostre valutazioni sbagliate vanno capite in questo quadro. Abbiamo svolto un ruolo importante all’interno della struttura promotrice della manifestazione. Con la decisione di organizzare il “Make capitalism history Block” abbiamo voluto esprimere la moltitudine della nostra organizzazione e la nostra determinazione di stabilire una politica radicale, antagonista all’interno dell’alleanza promotrice delle proteste contro il G8.
 

E’ fuori dubbio che abbiamo davvero sostenuto gli accordi stabiliti all’interno dell’alleanza promotrice di evitare gli scontri durante la manifestazione, cioè nessun attacco da parte nostra. Abbiamo dato il nostro consenso sottolineando però che non saremo assolutamente stati disposti a rinunciare alla propria difesa militante nel caso di un attacco da parte della polizia.
[…]
E’ anche fuori dubbio che i compagni del “Make capitalism history block” hanno preso la decisione a favore delle pietre. Noi non siamo tuttavia il rappresentante generale della sinistra radicale; un fatto che però molti nell’alleanza promotrice non hanno affrontato. Per noi stessi il problema reale durante la manifestazione del 2 Giugno non è stato il fatto che ci siano stati gli scontri con la polizia, i vetri rotti, le pietre lanciate. Il problema fondamentale da affrontare per noi è stato che nessuno di noi fosse stato in grado di mantenere una visione generale della situazione, di far sì che le catene rimanessero chiuse e che la manifestazione finisse bene nonostante gli attacchi della polizia.

A-A-Anticapitalista!
Nei giorni successivi alla manifestazione del 2 Giugno le esperienze nella collaborazione e la fiducia che aveva reso possibile tale collaborazione hanno contribuito a respingere le tentazioni di distanziarsi l’uno dall’altro. E questo nonostante il fatto che molti compagni della Interventionistische Linke avevano vissuto momenti veramente turbati. Da un lato perché la base della comunicazione su elementi che ci uniscono e elementi che ci separano non era più chiara, dall’altro lato per l’evidente sostegno istituzionale e mediatico a qualsiasi violenza della polizia. In conseguenza non siamo riusciti, nella situazione concreta, a trovare un modo di criticare le situazioni concrete senza momenti in cui si prendevano le distanze.
[…]
Ma nonostante tutte le tensioni la gente e rimasta o tornata per la settimana d’azione. Nessuno scenario d’orrore ha potuto togliere la nuova sicurezza acquisita, l’idea di cancellare i blocchi non è mai stata un’alternativa. L’assedio del vertice è diventato un gran successo, innumerevoli attivisti hanno bloccato le strade d’accesso mandando dietro le quinte lo spettacolo dei G8.

La classe dirigente istintivamente ha subito sospettato che questa autorganizzazione spontanea e collettiva possa andare ben al di là dell’evento stesso. Il fondista della FAZ (uno dei giornali più importanti della Germania) riassume: “Sono accaduti fatti orribili. […] Si tratta d’organizzazioni che considerano legittimo “illeciti di un certo tipo”, queste organizzazioni fanno programma proprio di questa strategia colpendo così direttamente lo stato di diritto, un atteggiamento che verrà sfruttato da quelli che vogliono la rottura vera e propria di ogni regola, che vogliono la pura violenza. Si dovrebbe essere coscienti in Germania che “la violenza contro oggetti” risulta nella “violenza contro le persone”, vale a dire nell’omicidio politico.”” Non ha ragione il fondista per quanto riguarda la causalità menzionata alla fine della citazione, quello che però ha capito perfettamente è il significato del fatto che migliaia di persone abbiano superato il limite della legalità. E stata una decisione a favore del riprendere le cose nelle proprie mani, dell’intervenire negli scontri sociali, dell’organizzare solidarietà sulla base d’esperienze comuni e di puntarla contro lo stato e il capitale, del colpire lo stato di diritto una , due, tante volte.

La Mobilitazione dell’Insieme
La ”coreografia della resistenza“ rivela, tuttavia, anche altri aspetti al di là del successo immediato. Una caratteristica particolare della mobilitazione contro il G8 in Germania è stata che il tutto, la manifestazione, il vertice alternativo, i campeggi e anche i blocchi sono stati organizzati senza i grandi apparati dei sindacati o dei partiti che in altri paesi dell’Europa si prendono la responsabilità per tali mega eventi. I sindacati, a parte qualche funzionario, non mostravano nessun interesse nelle proteste, il nuovo partito di sinistra il “Linkspartei” per ora non si orienta verso i movimenti, e Attac, tra le organizzazioni presenti la più grande accanto alla sinistra antagonista, è stata sopravvalutata per quanto riguarda le sue risorse. In conseguenza la mobilitazione è veramente stata una mobilitazione di base, nel miglior senso della parola, senza sponsor ufficiali, basata solamente sulle esperienze e l’impegno degli attivisti stessi. Un fatto che è diventato visibile sia nel lavoro fenomenale degli organizzatori dei campeggi, che prima del vertice stesso nei diversi tentativi di diverse realtà, tra altro del gruppo Dissent che ha organizzato una serie di riunioni d’informazione in tutta l’Europa, di organizzare incontri internazionali per portar avanti la mobilitazione sul livello internazionale.

C’era però anche una necessità di cooperazione tra tutte le parti del movimento, dalla sinistra antagonista alla sinistra moderata fino ad attac e qualche ONG che ha messo in prima linea, nonostante le contraddizioni che sembravano quasi insormontabili, l’azione comune. Questo lavoro ovviamente ha richiesto molti compromessi. Complessivamente la cooperazione ha funzionato e speriamo bene che abbia creato una fiducia che rimanga. Il fatto che siamo riusciti a stabilire una tale cooperazione ci conferma anche nella nostra critica all’autoreferenzialità e auto-isolamento di alcuni gruppi e individui della sinistra antagonista.

Le prospettive
Durante i lavori preparativi molti tra i compagni hanno trattato la Interventionistische Linke come se fosse una vecchia struttura esperta nella preparazione di tali eventI. Abbiamo dovuto affrontare esigenze alle quali abbiamo potuto rispondere solo molto spontaneamente; abbiamo realizzato che ci mancano ancora le strutture interne per affrontare una tale montagna di lavoro e le strutture per prendere le decisioni. Per quanto riguarda il futuro stabilire queste strutture sarà sicuramente uno dei più importanti compiti per il nostro processo.
 

Alla vigilia del vertice avevamo presuntuosamente annunciato la partecipazione di 100.000 persone alla manifestazione sperando che le masse venissero a Rostock, ma alla fine siamo rimasti più che impressionati dal fatto che ne sono venuti 20.000 e che dopo domenica sono rimasti. Siamo sempre impressionati dal fatto che la sinistra antagonista è in grado di mobilitare 15.000 attivisti e dal gran numero di giovani che si identifica con il movimento contro la globalizzazione. Trovare luoghi di discussione e possibilità di agire insieme è la più grande sfida che stiamo, e non solo la Interventionistische Linke, affrontando. La costruzione di questa collettività, la creazione di reti, la cooperazione e l’autonomia avranno consistenza solo se rafforzano nello stesso tempo l’autonomia collettiva dei movimenti sociali e l’intensità delle lotte sociali.

“Il 63 % degli intervistati si considerano parte della sinistra il 20 % di loro della sinistra antagonista” ha affermato il Centro per la ricerca su bambini e giovani presso l’università di Bielefeld dopo un sondaggio realizzato durante i giorni d’azione tra 3576 manifestanti sotto i 25 anni. I ricercatori sono rimasti colpiti dalla disponibilità verso “azioni illegali” inclusi “attacchi a proprietà aziendali”.

“Attenzione nella conservazione delle esperienze“ dice Me-Ti nel Grande Metodo di Brecht affermando che le cognizioni assomigliano alle palle di neve. Possono essere armi efficienti ma non possono essere conservate a lungo e tanto meno nella tasca. La rottura dello status quo è un progetto sociale lungimirante e nello stesso tempo un progetto del momento vissuto in modo sia individuale che collettivo. Per sfruttare fino al fondo le proprie esperienze la politica antagonista deve misurare quello che chiede agli altri nelle campagne, nelle alleanze e nei movimenti, con quel che realizza nella propria prassi. La sinistra antagonista dovrebbe imparare a moderarsi proprio in quest’ottica. Da un certo punto di vista siamo solo all’inizio, da un altro punto di vista siamo già sulla strada.
Andremo avanti.

Interventionistische Linke

[www.g8-2007.de]



http://www.senzacensura.org/